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ARMI IN PUGNO 22_7_10 2-09-2010 11:53 Pag<strong>in</strong>a 128<br />

ARMI IN PUGNO<br />

Perché, si diceva, c’era un radar-altimetro difettoso. E,<br />

soprattutto, perché c’era un f<strong>in</strong>ale scandaloso. Un’assoluzione.<br />

Perché c’era qualcuno che non pagava. Perché<br />

questa, alla f<strong>in</strong>e, era un’altra storia di impuniti. Tutto sotto<br />

il naso. Anzi, sopra. Fra montagne e vite violate.<br />

Non era la prima volta<br />

Bisogna fare un passo <strong>in</strong>dietro, altrimenti non si capisce<br />

niente. E allora, riavvolgiamolo questo nastro maledetto<br />

e rivediamo questo film dell’orrore. O, almeno, rivediamo<br />

ciò che possiamo rivedere. Scopriamo così che quel volo,<br />

autorizzato dalle autorità italiane, era il quarto di una lista<br />

di dieci presentata dal comando dei mar<strong>in</strong>es e che<br />

sotto quell’elenco c’era una firma, o per meglio dire, la sigla,<br />

lo scarabocchio di un capitano italiano, il cui cognome<br />

<strong>in</strong>iziava per “F”. Scopriamo che gli americani avrebbero<br />

<strong>in</strong>serito il Prowler (il predatore) <strong>in</strong> un elenco che<br />

<strong>in</strong>vece era dest<strong>in</strong>ato solo agli F16. Un errore macroscopico<br />

ma, curiosamente, nessuno se n’era accorto. Neanche<br />

l’altro ufficiale italiano – tal M.B.G. – che controfirmò<br />

l’elenco, né il centro di controllo di Mart<strong>in</strong>afranca. Comunque<br />

sia, l’<strong>in</strong>chiesta della procura di Trento addossava<br />

al pilota la responsabilità della tragedia.<br />

I voli normali erano autorizzati a una quota di 1100 metri<br />

e, anche se quel predatore fosse stato autorizzato al volo<br />

radente, non poteva scendere più <strong>in</strong> basso di 650 metri.<br />

L’impatto, <strong>in</strong>vece, era avvenuto a 110 metri da terra. Non<br />

basta: anche la velocità non era a norma. Secondo i dati<br />

forniti da un aereo–radar USA “Awacs”, che <strong>in</strong> quel momento<br />

volava a una quota superiore, il Prowler sfrecciava<br />

a 500 miglia orarie e non a 100 come previsto dal regolamento.<br />

La conferma arrivava il 12 marzo, quaranta giorni<br />

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