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ARMI IN PUGNO 22_7_10 2-09-2010 11:53 Pag<strong>in</strong>a 77<br />

loso di un treno aveva causato sei morti e un cent<strong>in</strong>aio di<br />

feriti. Poi c’era stato l’attentato di Peteano, dove il 31 maggio<br />

del ’72 erano morti tre carab<strong>in</strong>ieri, mentre il 7 aprile<br />

1973, sul treno Tor<strong>in</strong>o-Genova, il neofascista Nico Azzi 43<br />

era rimasto ferito mentre <strong>in</strong>nescava una bomba cercando<br />

di far ricadere la colpa su Lotta Cont<strong>in</strong>ua. C<strong>in</strong>que giorni<br />

dopo, durante una manifestazione di miss<strong>in</strong>i a Milano, era<br />

stata lanciata contro la polizia una bomba a mano che aveva<br />

ucciso l’agente Antonio Mar<strong>in</strong>o: gli autori, Maurizio Morelli<br />

e Vittorio Loi (figlio del noto pugile Duilio Loi), appartenevano<br />

al gruppo neofascista La Fenice.<br />

Che c’entrava un anarchico con questi attentati neofascisti<br />

Bertoli s’era dichiarato subito “anarchico <strong>in</strong>dividualista”<br />

– come testimoniava la “a” tatuata su un braccio – e<br />

di aver fatto tutto da solo. Ma non era così. Malgrado i depistaggi<br />

degli apparati dello Stato fossero scattati puntualmente<br />

come i meccanismi di una bomba, malgrado la<br />

“a” tatuata, la storia che l’anarchico raccontava – e cioè<br />

43. La basilica di Sant’Ambrogio, la più bella chiesa di Milano, dedicata al patrono della città, si è<br />

aperta ieri nella tarda matt<strong>in</strong>ata per i funerali di Nico Giuseppe Azzi, fascista ed ex-terrorista nero. Si è<br />

aperta anche ai nazisk<strong>in</strong>, rapati a zero e <strong>in</strong> bomber e anfibi lustri che scortavano la bara, a un tricolore<br />

fascistissimo con l’aquila rampante sul fascio littorio, deposta su un cusc<strong>in</strong>o di margherite bianche. In<br />

attesa, sul sagrato altri addolorati camerati che sventolavano altre bandiere, stavolta con la croce<br />

celtica. D’altra parte si sa che Nico Azzi, morto c<strong>in</strong>quantac<strong>in</strong>quenne per un colpo al cuore, si era<br />

avvic<strong>in</strong>ato a Forza Nuova, che non s’è mai negato il piacere di certi lugubri simboli e che ieri, sul suo<br />

sito, ricordava Azzi così: «Le parole sono <strong>in</strong>sufficienti a descrivere il dolore… Altrettanto povere<br />

sembrano le parole per descrivere il tributo di gratitud<strong>in</strong>e e affetto che Nico ha saputo meritare nei<br />

confronti di tutte le generazioni forzanoviste, soprattutto verso le più giovani schiere militanti…».<br />

Nell’ideale eredità di Nico Azzi alcune bombe. La prima sarebbe dovuta esplodere sul treno Tor<strong>in</strong>o-Roma<br />

il 7 aprile 1973. Esplose <strong>in</strong>vece tra le gambe di Azzi, mentre stava preparando l’<strong>in</strong>nesco di due<br />

saponette di tritolo militare da mezzo chilo l’una nella toilette (dopo aver lasciato <strong>in</strong> giro, lui e i suoi<br />

compagni, un po’ di copie di Lotta Cont<strong>in</strong>ua, tanto per far capire dove si dovessero cercare i colpevoli).<br />

Le altre erano le bombe a mano che aveva provveduto a fornire proprio lui per una manifestazione<br />

neofascista <strong>in</strong> quello stesso aprile a Milano: una venne lanciata e ferì un agente di pubblica sicurezza e<br />

un passante, la seconda uccise un altro agente, Antonio Mar<strong>in</strong>o, un ragazzo di ventidue anni. Vennero<br />

arrestati i responsabili, due fascisti, Maurizio Murelli e Vittorio Loi, il figlio del popolare Duilio, il<br />

campione di pugilato. Nico Azzi fu condannato per il treno a tredici anni di carcere, per le bombe a due:<br />

non le aveva lanciate, le aveva solo procurate (estratto da Nico Azzi: funerali <strong>in</strong> chiesa con svastica di<br />

Oreste Pivetta, pubblicato su “L’Unità” del 13 gennaio 2007).<br />

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