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ARMI IN PUGNO 22_7_10 2-09-2010 11:53 Pag<strong>in</strong>a 45<br />
far volare via l’arma. Poi prende il terrorista per le spalle<br />
e lo immobilizza. I BR non hanno letteralmente il tempo<br />
di premere il grilletto. I NOCS danno fondo al loro repertorio,<br />
senza mai usare le armi. Io, altri tre <strong>in</strong>vestigatori e<br />
un agente della DIGOS siamo rimasti fermi sul pianerottolo<br />
disposti a ventaglio. Abbiamo il compito di coprire le<br />
spalle all’avanguardia NOCS e siamo disposti a tutto, ma<br />
dall’<strong>in</strong>terno una voce grida “tutto ok”. Sono passati esattamente<br />
novanta secondi» 23 .<br />
23. La soffiata per la liberazione di Dozier arrivò con le torture effettuate <strong>in</strong> una chiesa sconsacrata di<br />
Verona: Un passaggio che impressionò pers<strong>in</strong>o la CIA». Questa la ricostruzione, dettagliata e <strong>in</strong>edita, fatta<br />
dal “Secolo XIX” che pubblicò il 16 giugno 2007 una clamorosa <strong>in</strong>tervista a Salvatore Genova, <strong>in</strong> cui l’allora<br />
commissario della DIGOS genovese “aggregato” all’UCIGOS ha rivelato l’esistenza di una squadra di veri e<br />
propri torturatori di Stato specializzati nell’estorsione di confessioni. «Nei primi anni ’80», dice Genova,<br />
«esistevano due gruppi di cui tutti sapevano: “i vendicatori della notte” e “i c<strong>in</strong>que dell’Ave Maria”. I primi<br />
operavano nella caserma di Padova, dov’erano detenuti i brigatisti fermati per Dozier (oltre a Cesare Di<br />
Lenardo, c’erano Antonio Savasta, Emilia Libera, Emanuela Frascella e Giovanni Ciucci). Succedeva<br />
esattamente quello che i terroristi hanno raccontato: li legavano con gli occhi bendati, com’era scritto<br />
pers<strong>in</strong>o su un ord<strong>in</strong>e di servizio, e poi erano costretti a bere abbondanti dosi di acqua e sale. Una volta,<br />
presentandomi al matt<strong>in</strong>o per un <strong>in</strong>terrogatorio, Savasta mi disse: «Ma perché cont<strong>in</strong>uano a torturarci, che<br />
stiamo collaborando» (la sua “dissociazione” permise cent<strong>in</strong>aia di arresti, N.d.A.). Le violenze avvenivano<br />
di notte, naturalmente, e poi è stato facile confondere le acque mandando sotto processo le persone<br />
sbagliate». Il discorso è più ampio e <strong>in</strong>quietante quando entrano <strong>in</strong> gioco “i c<strong>in</strong>que dell’Ave Maria”.<br />
Rievoca Genova: «Ovunque era nota l’esistenza della “squadretta torturatori” che si muoveva <strong>in</strong> più zone<br />
d’Italia, poiché altri BR (<strong>in</strong> particolare Ennio Di Rocco e Stefano Petrella, bloccati dalla DIGOS di Roma)<br />
avevano già denunciato procedure identiche. Non sarebbe stato difficile <strong>in</strong>dividuarne nomi, cognomi e<br />
“mandanti” a quei tempi. Ecco, il rimpallo di responsabilità: le “amnesie” che caratterizzano le deposizioni<br />
sul G8 e la scuola Diaz dimostrano che purtroppo il metodo, per alcuni gruppi ristretti ma potenti, non è<br />
cambiato». «Furono messe sotto controllo cent<strong>in</strong>aia di utenze telefoniche», rievoca Genova ritornando ai<br />
tempi di Dozier, «con l’obiettivo di scandagliare l’area dell’eversione. Ascoltavamo di tutto, <strong>in</strong> particolare le<br />
conversazioni di giovani militanti nell’Autonomia operaia. Il centro <strong>in</strong>vestigativo era la questura di Verona,<br />
dove di tanto <strong>in</strong> tanto venivano accompagnati i sospetti. Talvolta passavano per le mani di altri uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong><br />
divisa, che usavano ogni sistema pur di farli parlare». È <strong>in</strong> questo modo che vengono <strong>in</strong>dividuati Ruggero<br />
Vol<strong>in</strong>ia (il cui nome risulta negli atti dei vari processi) e la sua fidanzata. «Vennero accompagnati <strong>in</strong><br />
questura», prosegue Genova, «e nessuno si aspettava che da quell’uomo potessero arrivare <strong>in</strong>dicazioni<br />
tanto importanti». Non potevano immag<strong>in</strong>are, sulle prime, di trovarsi davanti “Federico” (questo il suo<br />
nome di battaglia), ovvero colui che materialmente, a bordo d’un furgone, trasferì Dozier dalla sua casa di<br />
Lungadige Catena, a Verona, al covo di via Ippolito P<strong>in</strong>demonte, a Padova. «Un gruppo specializzato»,<br />
prosegue Genova, «si occupò dell’<strong>in</strong>terrogatorio. Separarono Vol<strong>in</strong>ia dalla compagna e su di lei ci furono<br />
violenze. Io non partecipai all’azione, ma <strong>in</strong> seguito tacqui davanti ai giudici per proteggere altri<br />
funzionari, che mi garantirono avanzamenti di carriera <strong>in</strong> cambio del silenzio. Sentendo le urla disumane<br />
della fidanzata, Ruggero Vol<strong>in</strong>ia a un certo punto supplicò di fermarsi. E <strong>in</strong>iziò a fare qualche nome; nulla<br />
di eclatante, ma palesava evidentemente una consapevolezza superiore a tanti altri». «Non credevamo»,<br />
dissero gli uom<strong>in</strong>i della CIA mandati da Reagan, «che gli italiani arrivassero a un livello di pressione tale».<br />
Vol<strong>in</strong>ia, dunque, cede: «Se vi dicessi dov’è nascosto Dozier». È la notte fra il 26 e il 27 gennaio 1982,<br />
nella chiesa scende f<strong>in</strong>almente il silenzio. E scatta il blitz dei NOCS. Si veda Le torture affiorate (Sensibili<br />
alle Foglie, 1998).<br />
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