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ARMI IN PUGNO 22_7_10 2-09-2010 11:53 Pag<strong>in</strong>a 148<br />
ARMI IN PUGNO<br />
La complicità della madre<br />
Nel settembre 1996, la giornalista Alessandra Vaccari<br />
aveva ricevuto c<strong>in</strong>que lettere con m<strong>in</strong>acce di morte,<br />
scritte e <strong>in</strong>viate da Giuliano Barbatella, un crim<strong>in</strong>ale psicolabile<br />
<strong>in</strong> cella con Stevan<strong>in</strong> autoaccusatosi di essere il<br />
colpevole di quei delitti. Mentre il tribunale cercava di<br />
conv<strong>in</strong>cere Stevan<strong>in</strong> a confessare di aver dettato lui quelle<br />
lettere a Barbatella, lungo le rive dell’Adige era stato<br />
ritrovato un altro cadavere: si trattava di una giovane<br />
donna, priva di capelli e <strong>in</strong> avanzato stato di decomposizione<br />
(l’identità resterà sempre sconosciuta, ma anche<br />
questo omicidio è attribuito a Stevan<strong>in</strong>).<br />
Un anno più tardi, esattamente il 6 ottobre 1997, dopo<br />
l’ennesima perizia psichiatrica che lo dichiarava processabile,<br />
si apriva f<strong>in</strong>almente il processo contro “il mostro<br />
di Terrazzo”, accusato di c<strong>in</strong>que omicidi, aggravati dalla<br />
premeditazione e dall’occultamento di cadavere. Anche<br />
la madre del “mostro”, Noemi Miola, fu processata: secondo<br />
gli <strong>in</strong>quirenti, <strong>in</strong>fatti, la donna era da tempo al corrente<br />
dell’attività omicida del figlio e lo aveva sempre<br />
protetto. Sembrava addirittura fosse stata lei a far sparire<br />
una testa dimenticata nel granaio.<br />
La testa di Stevan<strong>in</strong> si presentava <strong>in</strong>vece alla prima<br />
udienza rasata a zero per evidenziare una cicatrice rimastagli<br />
dall’<strong>in</strong>cidente motociclistico del 1976. Su quella cicatrice<br />
e su quell’<strong>in</strong>cidente si sarebbe <strong>in</strong>centrata tutta<br />
l’azione della difesa. Il processo era stato lungo e pieno di<br />
colpi di scena, con sentenze che si erano negate a vicenda,<br />
la prima delle quali, emessa il 28 gennaio 1998, lo<br />
aveva condannato all’ergastolo. I primi tre anni li avrebbe<br />
trascorrere <strong>in</strong> totale isolamento diurno. Successivamente,<br />
la Corte d’Assise d’Appello, a sorpresa, lo aveva<br />
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