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Il natural desiderio di sapere - Pontifical Academy of Sciences

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44FEDERICO CESI, LA PRIMA ACCADEMIA, L’UMBRIALa maggior parte degli stu<strong>di</strong>osi seguono quelle attività che vengonocoltivate esclusivamente perché fonte pr<strong>of</strong>essionale <strong>di</strong> guadagno o <strong>di</strong>potere, la me<strong>di</strong>cina “per le condotte pubbliche e private et il raccolto dellaquoti<strong>di</strong>ana stipe a casa per casa”, il <strong>di</strong>ritto “per i governi e gra<strong>di</strong> e ministeripresso i principi et avvocationi e procure”. 61 Mentre le scienze che“non sono de pane lucrando”, come “la gran filos<strong>of</strong>ia, le matematiche e lefilologiche e poetiche eru<strong>di</strong>zioni”, quelle che “più possono so<strong>di</strong>sfar il <strong>desiderio</strong>nativo”, che “più ci danno <strong>di</strong> cognitione e più ci apportano <strong>di</strong> perfettionee d’ornamento”, “sono per lo più abandonate e derelitte”; quei“pochissimi” che restano a coltivare queste scienze lo fanno “proponendosio <strong>di</strong> conseguirne publica cathedra con stipen<strong>di</strong>o o luogo <strong>di</strong> trattenimentopresso qualche principe”. 62È un quadro veramente desolante degli stu<strong>di</strong> universitari. <strong>Il</strong> progettodell’Accademia lincea sarà quello <strong>di</strong> rappresentare un’alternativa ad uninsegnamento universitario ampiamente superato. L’Accademia dei Linceisi proponeva cioè il superamento <strong>di</strong> quella cultura ormai vecchia, co<strong>di</strong>ficatae cristallizzata delle Università.Cesi è dell’avviso che bisogna cambiare strada. Soprattutto,“conoscendo il poco e defettuoso potere de’ soli e <strong>di</strong>visi e la forzadell’unioni e conspirationi ben or<strong>di</strong>nate, con le ben regolate congregationiet adunanze ben fornite e d’aiuto e <strong>di</strong> consiglio”,in<strong>di</strong>ca la necessità <strong>di</strong> cambiare metodo e organizzazione della ricerca inuna <strong>di</strong>rezione chiaramente comunitaria, la necessità <strong>di</strong> una nuova organizzazioneistituzionalizzata, prendendo ad esempio “i felici successi delle particolarimilitie, ancorché piccole”. Cesi ha in mente l’idea <strong>di</strong> un organismoprivato, non molto ampio, ma “vigorosamente unito” che leghi cioè gliadepti ad un severo progetto organizzativo e <strong>di</strong> ricerca. Egli non nega chele Università, i Collegi, i Seminari, e soprattutto “le Academie private” sianonate per questo scopo, ma amaramente constata che così tanti “or<strong>di</strong>ni etradunate” sono spesso “in<strong>di</strong>rizzati ad altri fini e pensieri”,“né hanno provisto a bastanza, né sono seguitate con quei progressiche ne pretendevano li institutori, cedendo per lo più alli correntiabusi et alli fini più comuni”. 6361 Infra, p. 118.62 Infra, pp. 118-120.63 Infra, pp. 122-124.

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