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Alberto Vacca - Il dossier Silone

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista. Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi. Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento. Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista.
Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi.
Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento.
Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

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Nel 1920 Cappa fu inviato dal Ministero degli Esteri in Russia per raccogliere informazioni<br />

sul nuovo governo rivoluzionario. Sospettato più volte di essere una<br />

spia, fu definitivamente allontanato dal movimento comunista dopo il 1926, data in<br />

cui gli fu rilasciato un passaporto valido per tutta l’Europa dal consolato italiano di<br />

Parigi. Dopo l’espulsione dal PCD’I prese la tessera del partito fascista. Cfr ACS,<br />

CPC, b. 1039, Cappa Arturo.<br />

La « ricca signora polacca », indicata da Quaglino come compagna di Cappa, è<br />

Rougena Zátková (Praga, 1885 – Leysin, 1925), pittrice e scultrice ceca, esponente<br />

del fu-turismo. Diventò compagna di Cappa nel 1919 e lo sposò, in seconde nozze,<br />

nel 1921, dopo avere divorziato dal marito, Vasily Khvoshchinsky, un diplomatico<br />

dell’ambasciata russa a Roma. <strong>Il</strong> nuovo matrimonio, però, non fu riconosciuto in Italia.<br />

Su di lei si veda M. Giorgini, Růžena Zátková. Un’artista boema nel futurismo italiano,<br />

in http://padis.uniroma1.it/bitstream/10805/1631/1/Tesi%20Zatkova%20Giorgini.pdf,<br />

ove viene tracciato questo profilo:<br />

« figlia di una prestigiosa famiglia dell’aristocrazia culturale boema; allieva in patria<br />

del pittore Antonín Slavíček; moglie di un diplomatico dell’ambasciata russa a<br />

Roma Vasilij Khvoschinskij; musa e amante platonica dello scultore croato Ivan<br />

Meštrović e del pittore messicano Roberto Montenegro; inserita nei circoli culturali<br />

futuristi fin dal 1915; allieva a Roma del maestro Giacomo Balla; gravitante<br />

nell’orbita dei Balletti Russi di Djagilev e profondamente legata a Larionov e a<br />

Gončarova; protagonista di una serie di sedute spiritiche tenutesi alla presenza delle<br />

personalità più eminenti e stravaganti della capitale italiana; sposa in seconde nozze<br />

del giornalista e avvocato comunista Arturo Cappa, futuro cognato di Marinetti;<br />

amica sincera dell’artista e futura moglie del leader futurista, Benedetta; confidente<br />

dell’archeologo e umanista Umberto Zanotti-Bianco. Se fin qui la sua vita sembra la<br />

perfetta trama di un romanzo d’avventura, si deve però tenere presente che sono<br />

stati omessi gli episodi più drammatici, quelli che trasformano il romanzo in<br />

un’opera tragica: costretta dalla famiglia ad abbandonare il primo amore solo perché<br />

tedesco; sposata a un uomo che non amava, probabilmente omosessuale, che la<br />

rese madre solo “per miracolo”; gravemente malata di tubercolosi e ricoverata in<br />

un sanatorio svizzero per ben tre anni; separata contro la sua volontà dall’amato<br />

secondo marito per questioni politiche; morì a soli 38 anni per l’aggravarsi della<br />

malattia proprio quando la sua carriera stava decollando ».<br />

Le notizie di Quaglino sulla compagna di Cappa sono inesatte perché non era<br />

polacca, ma ceca; inoltre Cappa non la conobbe in Polonia, ma in Italia.<br />

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