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Alberto Vacca - Il dossier Silone

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista. Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi. Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento. Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista.
Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi.
Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento.
Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

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Berlino 15 maggio 1928<br />

<strong>Il</strong>l.mo Signor Direttore,<br />

il sottoscritto, fratello maggiore del dete15 maggio 1928nuto Romolo<br />

Tranquilli fu Paolo ed unico membro superstite della sua famiglia,<br />

informato che egli attualmente si trova degente presso la Infermeria di<br />

codeste carceri ed in gravi condizioni di salute,<br />

si rivolge alla S. V. per chiederle:<br />

1. che col consenso delle Autorità a cui disposizione il Romolo Tranquilli<br />

si trova, egli sia trasferito in una clinica nella quale egli possa meglio curarsi,<br />

clinica che l’Autorità stessa potrà designare,<br />

2. che, in via subordinata, restando nell’Infermeria di codeste carceri, il<br />

detenuto Romolo Tranquilli possa essere assistito da specialisti privati ed<br />

abbia la possibilità di far la cura che detti specialisti prescriveranno.<br />

In ambedue i casi, il sottoscritto si dichiara pronto ad inviare, sia direttamente<br />

al detenuto, sia all’Amministrazione di codeste carceri, la somma occorrente<br />

per la sua cura, compresa la convalescenza.<br />

Con osservanza<br />

Secondino Tranquilli<br />

*****<br />

Questa lettera fu inviata da <strong>Silone</strong> al direttore del carcere di San Vittore dopo<br />

avere appreso le notizie sulle condizioni di salute del fratello Romolo<br />

comunicategli da Bellone.<br />

La lettera non sortì alcun affetto perché il direttore del carcere fece sottoporre<br />

a visita Romolo Tranquilli da parte del medico del carcere, il quale<br />

dichiarò che le sue condizioni di salute erano normali. E di conseguenza, il<br />

giudice istruttore, al quale fu comunicato l’esito della visita, non adottò alcun<br />

provvedimento al riguardo.<br />

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