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Alberto Vacca - Il dossier Silone

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista. Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi. Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento. Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista.
Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi.
Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento.
Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

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Alfredo Quaglino<br />

Si è detto che Alfredo Quaglino esercitò la professione di spia dal<br />

1922 al 1932, anno in cui fu licenziato dalla polizia fascista perché le<br />

informazioni da lui fornite nell’ultimo periodo della sua attività erano<br />

troppo generiche e di scarso interesse.<br />

Nato a Torino nel 1894 da una famiglia benestante, Alfredo Quaglino<br />

era un ingegnere che, alla professione per cui si era laureato,<br />

preferì quella della spia, che gli permetteva di condurre un tenore e<br />

un ritmo di vita dispendioso e avventuroso che la prima forse non gli<br />

avrebbe permesso.<br />

Da giovane aderì al partito socialista. Dopo la nascita del PCD’I,<br />

aderì a quest’ultimo ed entrò in contatto con i suoi principali dirigenti.<br />

Dopo le elezioni del 1919, che videro un notevole successo del<br />

PSI, illustrò le biografie dei 156 deputati eletti nelle sue file in un libro,<br />

già precedentemente citato, che fu pubblicato all’inizio del 1920.<br />

Fu probabilmente la sua capacità di raccogliere notizie, dimostrata<br />

con la redazione del libro, che attirò su di lui l’attenzione della polizia,<br />

che lo ingaggiò come spia. Nel 1920 fu, quindi, inviato in Russia, per<br />

raccogliere informazioni sul movimento comunista. Al suo rientro, fu<br />

incaricato di spiare il PCD’I in Italia, Germania, Francia. Mascherò<br />

sempre la sua effettiva attività di spia con quella apparente di giornalista<br />

e fotografo, senza farsi scoprire dagli antifascisti da lui spiati. La<br />

sua attività spionistica venne alla luce soltanto nel secondo dopoguerra,<br />

quando il suo nome fu incluso nella lista dei 622 confidenti<br />

dell’OVRA pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana<br />

del 2 luglio 1946.<br />

La sua biografia, per il periodo 1922-1932, può essere ricostruita<br />

grazie ai fascicoli a lui intestati presso l’ACS, in uno dei quali sono<br />

contenute alcune testimonianze di un’altra spia dell’OVRA, Vittorio<br />

Terracini, a cui fu conferito l’incarico di sorvegliarlo, dopo la cessazione<br />

della sua collaborazione con la polizia. Terracini entrò in con-<br />

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