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Alberto Vacca - Il dossier Silone

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista. Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi. Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento. Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista.
Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi.
Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento.
Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

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Segreto, riservato personale<br />

22 febbraio 1930<br />

Segreteria P.C.I.<br />

Ai membri e candidati del C.C.<br />

RISOLUZIONE<br />

approvata dalla delegazione del PCI a Mosca (nove membri del CC del P.<br />

1 membro C.C. giovanile) alla unanimità meno una astensione (Santini).<br />

I membri del C.C. del P.C.I. presenti a Mosca ritengono necessario, prima<br />

della discussione delle questioni del nostro partito davanti agli organismi<br />

dirigenti della Internazionale, di esprimere la loro opinione su queste questioni.<br />

L'elemento dominante della situazione italiana è dato attualmente dall'aggravamento<br />

della crisi economica al quale si accompagnano i segni di una<br />

crisi politica, e, in particolare, una ripresa di attività e di combattività delle<br />

masse lavoratrici operaie e contadine.<br />

La crisi economica internazionale, di cui si hanno segni sempre più evidenti<br />

in tutti i paesi, avrà in Italia delle ripercussioni profonde, le quali contribuiranno<br />

ad accelerare il corso della crisi oggettiva economica e politica e<br />

il processo di radicalizzazione delle masse.<br />

Tutti i problemi della politica e della organizzazione del Partito debbono<br />

essere considerati e risolti alla luce di questa prospettiva, e dalla previsione<br />

che al partito si porranno nel prossimo avvenire dei compiti molto vasti e difficili<br />

di direzione del movimento crescente delle masse contro il Fascismo e<br />

contro il regime capitalistico.<br />

Perciò si richiede che la politica del Partito venga condotta energicamente<br />

sulle direttive tracciate nella riunione del C.C. del mese di settembre, che sia<br />

dato un particolare rilievo alla lotta contro la socialdemocrazia, che si continui<br />

a combattere decisivamente contro l'opportunismo e contro ogni tendenza<br />

a ritornare a posizioni che dal CC di settembre vennero criticate e<br />

abbandonate.<br />

Uno dei fatti di cui più ci si deve preoccupare consiste nel distacco che<br />

esiste tra la situazione oggettiva e il tempo della radicalizzazione delle masse<br />

da una parte e la situazione organizzativa e lo sviluppo della attività del partito<br />

dall'altra. <strong>Il</strong> pericolo più grave che minaccia oggi il nostro partito è quello<br />

che esso non riesca a ridurre e superare questo distacco, sia quindi nella<br />

impossibilità di porsi alla testa del movimento delle masse sin dagli inizi di<br />

esso e rimanga alla coda degli avvenimenti e delle masse stesse.<br />

Per questo è necessario che vengano posti con la più grande acutezza negli<br />

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