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Alberto Vacca - Il dossier Silone

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista. Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi. Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento. Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista.
Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi.
Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento.
Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

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Va richiamata, altresì, la relazione fiduciaria del 29 novembre 1927,<br />

scritta a mano da Bellone, in cui è detto che Mario Montagnana era<br />

riuscito ad arruolare un archivista della questura di Torino; che Pietro<br />

Tresso era in contatto con un commissario di PS della questura di Milano<br />

– che lo informava sull’attività anticomunista svolta dalla polizia,<br />

senza peraltro accettare i compensi pecuniari propostigli – e che un<br />

maresciallo di PS di Genova, poi trasferito, era in relazione con i comunisti.<br />

<strong>Il</strong> caso di <strong>Silone</strong> è del tutto simile a quello di Montagnana e di Tresso.<br />

Conosciuto il commissario Bellone nel 1920 a Roma, al tempo in<br />

cui era direttore de L’Avaguardia, <strong>Silone</strong> si mantenne saltuariamente in<br />

contatto con lui per conoscere ciò che i vertici della polizia volevano<br />

sapere sul partito comunista, fornendogli come contropartita informazioni<br />

generiche e notorie.<br />

La tattica dell’infiltrazione nelle istituzioni fasciste, già largamente<br />

pratica dai comunisti, fu ufficializzata in occasione del VI congresso<br />

del Komintern, tenutosi a Mosca nel luglio-settembre 1928. Sul fenomeno<br />

esistono numerose testimonianze presso l’ACS 5 .<br />

Una ulteriore controprova della falsità della tesi che <strong>Silone</strong> sia stato<br />

una spia fascista è costituita dall’atteggiamento da lui tenuto in occasione<br />

della celebrazione del congresso di Lione, avvenuta dal 20 al 26<br />

5 Si vedano i documenti presenti in ACS, MI, DGPS, G1, b. 241, fasc. Mosca (Russia)<br />

– 3 a Internazionale Comunista – Komintern; ACS, MI, DGPS, Materia, b. 138,<br />

fasc. 1, Partito comunista, fascicolo generale; ACS, MI, DGPS, Materia, b. 136,<br />

fasc. 12, Propaganda comunista nei sindacati fascisti e Dopolavoro. La linea<br />

dell’infiltrazione nei sindacati fascisti fu adottata dal PCd’I in una riunione del Comitato<br />

centrale dell’ottobre 1928, con l’approvazione della relazione di Pasquini<br />

(<strong>Silone</strong>) intitolata «<strong>Il</strong> lavoro nei sindacati fascisti». Per il testo della relazione si veda<br />

APC, 653. La prima parte della relazione fu pubblicata su Lo Stato operaio<br />

dell’ottobre 1928 col titolo «Sviluppo e funzioni del sindacato fascista», a firma di<br />

Secondino Tranquilli. La seconda parte è stata recentemente pubblicata da V. E-<br />

sposito, Ignazio <strong>Silone</strong> ovvero un “caso” infinito, Centro studi siloniani, Pescina,<br />

2000, pp.77-90.<br />

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