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Alberto Vacca - Il dossier Silone

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista. Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi. Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento. Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

La figura di Ignazio Silone – universalmente nota come quella di un antifascista che aveva sempre combattuto il regime fascista – è stata deturpata, a partire dal 1998, dagli storici Biocca e Canali, che hanno pubblicato una serie di documenti rinvenuti presso l’Archivio centrale dello Stato (ACS), da cui risulterebbe che Silone fu una spia fascista.
Per permettere al lettore di farsi una corretta opinione sul «caso Silone» sono stati riprodotti in questo libro, in copia fotografica con trascrizione e commento, tutti i documenti ad esso relativi, esistenti presso l’ACS, a cui normalmente hanno accesso solo gli studiosi.
Dal loro esame, come ognuno potrà constatare, risulta semplicemente che Silone simulò di fare la spia, non che fu una spia, e che, pertanto, il castello accusatorio costruito da Canali e Biocca è privo di qualsiasi fondamento.
Silone non fu mai una spia fascista, impegnata a consolidare il regime fascista, ma sempre un antifascista impegnato nella difesa degli ideali di giustizia e di libertà.

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Roma, li 26 Novembre 1923<br />

QUESTURA DI ROMA - GABINETTO<br />

A S. E. IL GENERALE DI CORPO D'ARMATA<br />

Direttore Generale della P.S.<br />

ROMA<br />

Un fiduciario, attualmente nel Belgio, mi invia i seguenti appunti:<br />

«<strong>Il</strong> Comitato Centrale a Parigi della Federazione Italiana antifascista, è composto<br />

da:<br />

I° = Azzario, che si fa chiamare Anselmi e si firma nel periodico “Araldo”<br />

(che pure si pubblica a Parigi) col pseudonimo “Arius” –<br />

2° = Bavassano, che pare sia di Moncalieri, è un giovane operaio ventiquattrenne,<br />

dal portamento quasi distinto, capelli castani, voce chiara e vivace,<br />

pelle bianchissima.<br />

3° = Ravazzoli di Milano.<br />

4° = Un torinese di ventisei anni, alto, pallido, bruno, ha i capelli un po'<br />

ricci sul davanti, si fa chiamare a volte Bernolfi, a volte Renzi. Nella note<br />

giornate di rappresaglia a Torino, era nella Camera del lavoro, dove fu sorpreso<br />

e bastonato assieme ad altri. È un tipo fra i più influenti e misteriosi.<br />

Sicuramente è colui che ha l'incarico illegale.<br />

5° = Un giovane milanese, 23 anni, piuttosto basso, pallido, ignorantissimo:<br />

è in continua corrispondenza epistolare con il milanese Zanardi; che è a<br />

Berlino.<br />

6° = <strong>Il</strong> fratello di Antonio Gramsci, cioè l’ex amministratore dell'“Ordine<br />

Nuovo” – Egli è arrivato a Parigi da Marsiglia, pochi giorni prima di Azzario.<br />

Adesso fa l'amministratore dell’“Araldo” e della Federazione. L'ufficio<br />

lo ha al IV° piano del 143 Rue Montmartre, esce ed entra (e con lui tutti<br />

quei della Federazione) non dalla scala che dà sulla Rue Montmartre, ma<br />

dall’altra, che le disegno in questo schizzo:<br />

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