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4 Creare contenuti per il web - Andrea Giachetti

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immagini o adottando apposite tecniche di compressione.<br />

Nelle trasmissioni televisive, oltre all'avere una risoluzione limitata (nel nostro formato PAL<br />

720x576) si trasmette in generale in maniera interlacciata: ad ogni intervallo temporale, anziché<br />

ritrasmettere tutta l'immagine, si trasmettono solo le righe pari o dispari alternativamente: <strong>per</strong><br />

questo nei fermo-immagine di videoregistratori e DVD appaiono spesso le caratteristiche<br />

frastagliature (Figura 63). Quando invece l'immagine viene trasmessa tutta ad ogni istante si<br />

parla di “progressive scan”. Inoltre, dato che l'uomo <strong>per</strong>cepisce più in dettaglio le variazioni di<br />

luminosità che quelle di tinta, un altro metodo applicato negli standard televisivi e home video<br />

consiste nella trasmissione della componente di luminosità del colore a piena risoluzione e delle<br />

componenti di tinta (crominanza) a risoluzione ridotta in genere di un fattore 2 in una direzione<br />

o in entrambe.<br />

Oggi <strong>per</strong> la trasmissione ed elaborazione dei video, non solo su Internet, si usano in generale<br />

formati digitali. Se convertiamo in digitale l'immagine in standard PAL (lo standard televisivo<br />

ut<strong>il</strong>izzato in Italia), avremo, <strong>per</strong> ogni secondo, 25 immagini con 720x576 pixel in cui <strong>il</strong> colore è<br />

rappresentato da 3 componenti, che non in questo caso sono RGB, ma la luminanza (in pratica <strong>il</strong><br />

bianco e nero) e 2 componenti dette di crominanza. Facendo due conti, quindi, avremmo che,<br />

senza compressione, un secondo di video occu<strong>per</strong>ebbe 720x576x3x25=31Mb. Ut<strong>il</strong>izzando gli<br />

schemi di sottocampionamento e trasmissione progressiva possiamo ridurre un po' la<br />

dimensione, ma <strong>per</strong> avere trasmissione in rete e streaming del video digitale, come abbiamo<br />

oggi su Internet, ed anche poter comprimere i f<strong>il</strong>m in modo tale da memorizzarli, come usiamo<br />

fare, su comuni CD e DVD, è chiaro che si devono adottare metodi di compressione più<br />

efficienti.<br />

Come nel caso dell'audio e delle immagini, cerchiamo di capire le idee alla base dei metodi di<br />

compressione senza andare nel dettaglio tecnico.<br />

E' chiaro che ai singoli frame potremo applicare tutti i metodi di compressione visti <strong>per</strong> le<br />

immagini. Si parla in questo caso di compressione intra-frame: con tecniche lossy come JPEG<br />

sappiamo di poter ridurre anche di un fattore 10 le dimensioni di una singola immagine pur<br />

avendo sempre un buon risultato visivo.<br />

Ma sul video possiamo anche ut<strong>il</strong>izzare altre tecniche di compressione, che in qualche modo<br />

sfruttino la ridondanza temporale: se, <strong>per</strong> esempio, la scena è ferma, in realtà tutti i frame<br />

contengono la stessa informazione <strong>per</strong> cui non serve trasmetterla tutta più volte. Le tecniche che<br />

si basano su questi principi si dicono interframe<br />

ed in pratica <strong>per</strong> una parte dei frame della<br />

sequenza non memorizzano i pixel, ma li<br />

ricavano dai precedenti o seguenti sulla base di<br />

stime locali del moto ottenute dalla sequenza.<br />

Gran parte del lavoro di standardizzazione dei<br />

metodi di codifica del video digitale è stato<br />

svolto dal comitato Moving Pictures Ex<strong>per</strong>t<br />

Group (MPEG), creato delle organizzazioni<br />

internazionali ISO e IEC. Il comitato definisce<br />

standard <strong>per</strong> la rappresentazione in forma<br />

Figura 63: Classico effetto di frastagliatura del<br />

fermo immagine di sequenze di movimento<br />

dovuto alla trasmissione interlacciata.<br />

digitale di audio, video e altri tipi di <strong>contenuti</strong><br />

multimediali ed ha r<strong>il</strong>asciato i seguenti<br />

importanti standard relativi al video:<br />

• MPEG2: lo standard più diffuso, destinato al

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