CORTE DI ASSISE DI PALERMO sezione ... - I pezzi mancanti
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mezzi) a fronteggiare il fenomeno mafioso, forse negli anni in cui il<br />
sodalizio Cosa Nostra ha potuto esercitare nel modo più arrogante ed<br />
incontrastato l’assoluto dominio sul territorio siciliano 183 ; sia la<br />
coesistenza di specifici interessi - anche all’interno delle istituzioni-<br />
all’eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla<br />
capacità del Generale.<br />
In tal senso, non potendosi omettere che il programma d’intenti<br />
manifestato dal Generale, nel momento dell’accettazione dell’incarico<br />
(avuto particolare riguardo all’avviso – rivolto a quelle forze politiche<br />
che il DALLA CHIESA riteneva colluse alla mafia- che “non avrebbe<br />
guardato in faccia nessuno”); non poteva non suonare come un chiaro<br />
campanello d’allarme per chi all’epoca traeva impunemente quanto<br />
illecitamente vantaggio dai rapporti tra la mafia e la politica, soprattutto<br />
nello specifico mondo degli appalti.<br />
Tuttavia, se pare appena possibile accennare in questa sede a tali<br />
argomenti 184 , reputa la Corte che ogni altra valutazione sarebbe ultronea<br />
rispetto al fine di questo processo e, non costituendo compito di questo<br />
giudice, non sarebbe opportuna, in quanto non utile ai fini della<br />
decisione.<br />
Peraltro, non va sottaciuto che anche gli altri collaboranti escussi<br />
nel corso del processo, CUCUZZA Salvatore e BRUSCA Giovanni, in<br />
particolare 185 , hanno indicato lo stesso movente riferito dall’ANZELMO<br />
183<br />
Al riguardo basterebbe ricordare come tra il 1980 ed il 1983, nella sola provincia di<br />
Palermo, non solo fossero stati commessi migliaia di omicidi, causati dalla guerra di mafia,<br />
ma fossero stati commessi omicidi di importanti rappresentanti delle istituzioni, quali il<br />
Presidente della Regione, il Procuratore della Repubblica di Palermo, l’On. Pio La Torre, il<br />
Giudice Chinnici, nonché ufficiali dei Carabinieri come il Cap. Basile e il Cap. D’Aleo.<br />
Il tutto con una tracotanza ed una sicumera pari soltanto all’assoluta incapacità<br />
mostrata dallo Stato di individuare gli autori degli omicidi, coi metodi tradizionali.<br />
In proposito, non va sottaciuto che fino al primo interrogatorio di Tommaso<br />
BUSCETTA, cioè sino all’autunno del 1984, ancora si parlava genericamente di “mafia”, di<br />
fatto sconoscendosi l’entità Cosa Nostra.<br />
184<br />
Si legga al riguardo anche quanto già rilevato dalla Corte di Assise di Palermo, nella sentenza<br />
contro ABBATE+459, in atti ai faldoni nnr. 11 e segg., pgg. 2401 e segg.., quando quel Giudice ha<br />
evidenziato “singolari coincidenze” in riferimento ora alle “lenzuola” , usate per coprire pietosamente<br />
i poveri corpi del Generale e della giovane moglie, prelevate “tempestivamente” dalla residenza dei<br />
due coniugi e mai più ritrovate; ora al mancato ritrovamento di documenti affidati dal Generale alla<br />
moglie perché quest’ultima li rendesse pubblici nel caso in cui il marito fosse morto; ora, al mancato<br />
ricordo dell’On. Andreotti di una frase riportata in una pagina del diario del Generale, ecc.<br />
185<br />
Cfr. – al faldone nr. 2, vol. 5, udienza del 4/4/01- le dichiarazioni rese da CUCUZZA<br />
Salvatore e da BRUSCA Giovanni .<br />
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