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CORTE DI ASSISE DI PALERMO sezione ... - I pezzi mancanti

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aveva ordinato di procedere oltre; che subito dopo erano transitati<br />

dinanzi all’auto del Generale, ormai fermatasi sul lato sinistro della<br />

strada; proseguendo, quindi, essi all’inseguimento dell’auto condotta dal<br />

GANCI.<br />

In sostanza, dalle affermazioni dell’ANZELMO, qui sintetizzate,<br />

si ricava (al di là della sicurezza ostentata dal collaborante) che la sua<br />

posizione (di passeggero, sul sedile posteriore, dell’ultimo mezzo tra<br />

quelli protagonisti dell’eccidio) non gli consentiva di scorgere con<br />

esattezza quale manovra il GANCI avesse effettuato per affiancare le<br />

vittime.<br />

Tanto più che l’attenzione dell’ANZELMO dovette essere attratta<br />

(come dimostrano i suoi ricordi) da ciò che stava facendo l’equipaggio<br />

della motocicletta e dal conseguente movimento verso sinistra<br />

dell’Alfetta, una volta colpita dal kalashnicov del GRECO.<br />

Peraltro, lo stesso ANZELMO ha detto addirittura di essersi<br />

voltato, per seguire il suddetto movimento dell’Alfetta.<br />

Tutto ciò rende assai probabile , anzi certo, che l’ANZELMO non<br />

ebbe a seguire con sufficiente attenzione le modalità dell’affiancamento<br />

effettuato dal GANCI all’auto del Generale e che il suo ricordo sia<br />

rimasto fortemente influenzato dalla commistione di talune circostanze<br />

fattuali (come il fatto che la moto avesse portato l’agguato da destra<br />

verso sinistra; il fatto che l’Alfetta fosse terminata sulla sinistra; il fatto<br />

di avere scorto subito dopo anche la A 112 ferma sul lato sinistro della<br />

strada; il fatto di essere sfilato coll’auto sul lato destro sia dell’Alfetta<br />

che della A 112, mantenendosi sostanzialmente in linea coll’auto<br />

condotta dal GANCI) e da deduzioni (come quella rappresentata al<br />

GANCI durante il confronto diretta a sostenere “l’impossibilità di<br />

raggiungere l’auto del Generale, di affiancarla sul lato sinistro e di<br />

sparare girandosi”) che avevano indotto l’ANZELMO a memorizzare<br />

(sin da quando ebbe a partecipare al delitto) l’evento nell’unico modo<br />

che – secondo i dati in suo possesso- aveva ritenuto spiegabile.<br />

Ecco, pertanto, che a parere della Corte, per quanto<br />

apparentemente strano, la difformità delle due versioni sulle modalità<br />

iniziali dell’agguato trova ampia spiegazione, soprattutto, nella diversa<br />

posizione assunta dai due collaboranti nel momento in cui il delitto<br />

venne eseguito.<br />

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