Tesi di Laurea di Valentina Boccini - Dipartimento di Matematica e ...
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CAPITOLO 1. LEZIONI 31<br />
terne primitive, è stato intuito il fatto che per quella generale delle terne<br />
pitagoriche si dovesse ricorrere alla stessa formula, con l’aggiunta <strong>di</strong> un fattore<br />
moltiplicativo, benché non fosse chiaro inizialmente che questo dovesse essere<br />
proprio il massimo comun <strong>di</strong>visore.<br />
Sia la moltiplicazione matrice per vettore, sia l’associazione tra matrice e<br />
trasformazione lineare, sono state presto assimilate senza particolari ostacoli,<br />
se non derivanti dalla novità degli argomenti.<br />
È sorto per esempio un dub-<br />
bio sul fatto che il risultato della moltiplicazione non fosse un multiplo del<br />
vettore <strong>di</strong> partenza, probabilmente suscitato dalla concezione del prodotto<br />
come quello tra numeri reali. Essendo infatti gli studenti abituati ad operare<br />
sempre nello stesso insieme, trovano <strong>di</strong>fficoltà a comprendere che la variazione<br />
della definizione <strong>di</strong> una certa operazione in altri ambiti porti anche a<br />
proprietà <strong>di</strong>verse.<br />
Il metodo iterativo per la generazione <strong>di</strong> terne è stato un altro degli argomenti<br />
maggiormente apprezzati. Le classi hanno seguito scorrevolmente<br />
anche l’analisi delle proprietà algebriche della sequenza centrale dell’albero,<br />
con qualche <strong>di</strong>fficoltà in più sul loro significato geometrico. Alla domanda se<br />
la successione <strong>di</strong> triangoli pitagorici potesse raggiungere esattamente quello<br />
isoscele, più studenti hanno risposto correttamente, riportando in tutti i casi<br />
motivazioni algebriche, come il fatto che due numeri uguali non potessero<br />
essere <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa parità. Alla richiesta della visualizzazione geometrica, c’è<br />
stato un accenno all’incommensurabilità tra la <strong>di</strong>agonale ed il lato del quadrato,<br />
che però è stato sviluppato in modo vago, probabilmente a causa <strong>di</strong> una<br />
non piena chiarezza della <strong>di</strong>fferenza tra numeri razionali ed irrazionali.<br />
Il concetto <strong>di</strong> successione ha creato <strong>di</strong>fficoltà nell’immaginare l’infinitezza<br />
dei termini, soprattutto perché compresente con il loro accostarsi ad un certo<br />
valore finito ed il loro non raggiungimento del valore stesso. Ancor più problematico<br />
è stato l’approccio all’approssimazione <strong>di</strong> un numero irrazionale,<br />
probabilmente perché non è stato del tutto compreso il motivo <strong>di</strong> questa<br />
operazione: essa viene pensata come un calcolo effettivo del numero, piuttosto<br />
che come una ricerca <strong>di</strong> un intervallo <strong>di</strong> collocamento sulla retta reale<br />
<strong>di</strong> un numero che già abbiamo scritto in forma precisa. Mi è stato chiesto<br />
per esempio se, calcolati i termini delle successioni maggiori e minori, se ne<br />
dovesse calcolare la me<strong>di</strong>a, per trovare il risultato esatto. Questo porta a<br />
vedere l’approssimazione come un ‘calcolo non preciso’, per l’impossibilità <strong>di</strong><br />
determinare tutte le cifre decimali del numero, essendo esse infinite. I problemi<br />
sono stati anche relativi al percorso logico della determinazione delle<br />
cifre: poiché esse sono calcolabili con il semplice utilizzo <strong>di</strong> un calcolatore, è<br />
emersa una certa fatica a pensare che la situazione <strong>di</strong> partenza sia quella <strong>di</strong><br />
non conoscerle; l’impressione è che il processo venga visto come una conferma<br />
<strong>di</strong> ritrovare le cifre già note. L’argomento che è stato riportato per fare