RIVISTA DI DIRITTO TRIBUTARIO INTERNAZIONALE - Rdti.it

Sezione I - Dottrina
stante, de lege data, la forza dello Statuto sarà funzionale alla valenza che,
soprattutto la giurisprudenza, riuscirà ad imprimere al principio di "fissità"
di cui all'art. 1.
Il diritto di interpello si inquadra nella generale semplificazione e trasparenza
delle procedure concretandosi in una fonna di colloquio "diretto"
fra i soggetti del rapporto tributario, prima dello svolgimento dell'attività
di controllo ed accertamento, volto a fornire al contribuente un
supporto nella corretta interpretazione-applicazione delle nonne tributarie;
!'istituto costituisce, inoltre - sia a fronte dell'inammissibilità, in sede
giurisdizionale, di una tutela dichiarativa di mero accertamento e del­
!'istruzione preventiva, che della sopravvenuta abrogazione della regolamentazione
dell'esame preventivo (I 4) - uno strumento extragiudiziale
idoneo, tendenzialmente, a pennettere al Fisco ed al contribuente di evitare
lo scontro sul piano della lite (15).
tributi destinata auspicabilmente dopo lungo tempo e alterne vicissitudini a far ricongiungere
un sistema sostanziale dei singoli tributi, speriamo raccolto in un codice
unitario e semplificato, con una legge fondamentale sull'attuazione che ponga il contribuente
in posizione collaborativa ed equiparata all'amministrazione e ristabilisca la
civiltà del sistema", rammaricandosi, tuttavia, del fatto che "lo Statuto non preveda in
via generale l'illegittimità degli atti posti in essere in violazione di tutte le prescrizioni
dello Statuto medesimo. È questo il rischio maggiore che ne possa venir data una
lettura minimalista e sostanzialmente conservatrice".
In particolare in relazione ai fattori storico-culturali della "patologia" del nostro
ordinamento tributario, v. L. Antonimi, Intorno alle "meta norme" dello Statuto dei diritti
del contribuente, rimpiangendo Vanoni, in Riv. dir. trib., n. 6/2001, p. 633.
(14) Il D.L. 15 marzo 1996, n. 123 reiterato dal D.L. 16 maggio 1996, n. 2593 a
sua volta reiterato dal D.L. 8 agosto 1996, n. 437, da ultimo convertito nella L. 24 ottobre
1996, n. 556, collocando la conciliazione guidiziale nell'ambito del D.Lgs. n. 546
del 1992, segnava il passaggio dal cd. "esame preventivo della controversia" alla conciliazione
giudiziale. In tal modo, scompariva ogni collegamento fra concordato e conciliazione
totale o parziale della controversia, non essendo più prevista alcuna restrizione
alla possibilità delle parti di conciliare, non erano, infatti, stati riprodotti né i
limiti concernenti le prove certe e dirette né quelli inerenti all'accertamento con adesione.
Nella relazione al D.L. 15 marzo 1996, n. 123 si faceva presente che scopo della
riforma fosse quello di approntare uno strumento ulteriore specificamente predisposto
per favorire una definizione concordataria non ancora matura in sede pre contenziosa,
nel nuovo testo, tuttavia, continuava testualmente la relazione, si "disallineava"
!'istituto della conciliazione da quello del concordato.
(15) G. Gallo, Il diritto di interpello. Pregi e difetti di uno strumento di difesa del
contribuente ancora da perfezionare, in "il {lSCO", n. 43/1997, p. 12767, inserisce detto
istituto fra gli strumenti volti alla salvaguardia di posizioni soggettive suscettibili
di una illegittima aggressione, in quanto condotta in violazione della disciplina inerente
le modalità di esercizio del diritto al tributo, o viziata per eccesso di potere in
quanto in contrasto con il precetto costituzionale di buona amministrazione.
RIVISTA DI DIRIITO TRIBUTARIO INTERNAZIONALE 312001