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Introduzione, testo critico, traduzione e note del De orthographia di ...

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[XII.4] <strong>De</strong>l resto ‘aspergo’ e ‘aspargo’ hanno una loro <strong>di</strong>fferenza, dal momento che<br />

‘aspergo’ è verbo, ‘aspargo’ nome. Perciò anche Virgilio <strong>di</strong>ce:<br />

‘salsa spumant aspargine cautes’<br />

[XII.5] Anche ‘aqua’, se lo scriviamo con la ‘q’, in<strong>di</strong>chiamo il nome, con la ‘c’<br />

invece il verbo, come nell’espressione ‘utinam acuam’, da ‘acuo’.<br />

[XIII.1.1] ‘Aurifex’ suona meglio con la ‘i’ che con la ‘u’. Mentre ‘aucupare’ e<br />

‘aucupium’ al contario mi sembrano suonare meglio con la ‘u’ che con la ‘i’; tuttavia io<br />

stesso preferisco ‘aucipis’ alla forma ‘aucupis’, poiché so che la lingua è schiava e <strong>del</strong><br />

decoro e <strong>del</strong> piacere <strong>del</strong>l’u<strong>di</strong>to. [XIII.1.2] Ne consegue che spesso scriviamo in un modo,<br />

pronunciamo in un altro, come abbiamo detto sopra a proposito <strong>di</strong> ‘uir’ e ‘uirtus’, dove<br />

viene scritta la lettera ‘i’ e pronunciata quasi la ‘u’. Da qui Tiberio Clau<strong>di</strong>o inventò una<br />

nuova lettera simile a quel segno <strong>di</strong>stintivo che i Greci pongono al posto <strong>del</strong>l’aspirazione,<br />

con il quale venivano scritte quelle voci che né secondo l’esilità <strong>del</strong>la lettera ‘i’ né secondo<br />

la ‘grassezza’ <strong>del</strong>la lettera ‘u’ risuonavano, come nel caso <strong>di</strong> ‘uir’ e ‘uirtus’, né fossero<br />

pronunciate secondo il suono pieno <strong>del</strong>la lettera , come nel caso <strong>di</strong><br />

‘lugere’ ‘scribere’. Perciò ci capita <strong>di</strong> ascoltare alcuni che pronunciano con la sillaba piena<br />

‘oi’ †…† cosa assai più sbagliata che se mantenessero la tenuità <strong>del</strong>la lettera ‘y’. D’altra<br />

parte vi è il caso in cui la ‘grassezza’ <strong>del</strong>la lettera ‘u’ è mantenuta in maniera più<br />

conveniente, come in ‘nolumus’ ‘uolumus’ ‘possumus’.<br />

[XIII.2] Ma in ‘contimax’ ritengo sia meglio conservare la ‘i’: deriva infatti da<br />

‘contemno’, sebbene Niso stimi si possa <strong>di</strong>re anche ‘contumax’ con la ‘u’ da ‘tumor’.<br />

[XIII.3] Anche ‘comprimo’ preferisco sia scritto con la ‘i’, sebbene si <strong>di</strong>ca<br />

‘compressus’. E al contrario arriverò persino a <strong>di</strong>re ‘decem’, sebbene da lì dervi ‘decies’,<br />

poiché, come ho detto sopra, l’u<strong>di</strong>to trae piacere dal suono più in uso.<br />

[XIII.4] Niso preferisce inoltre che ‘benificus’ sia scritto con la ‘i’, come<br />

‘malificus’, cosa che vedo essere stata respinta dall’uso corrente. Infatti, se pure queste due<br />

lettere, la ‘e’ e la ‘i’, ammettono lo scambio per <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> affinità, non per questo devono<br />

comunque sempre scambiarsi. Così ritiene che si debba scrivere ‘anteiqui’ con la ‘e’ e la<br />

‘i’, poiché significa ‘ante qui’. Cosa che mi sembra sciocca e insensata, e ancor più sciocco<br />

il fatto che nei suoi scritti anche il nominativo plurale ‘illi’ risulta scritto con ‘e’ e ‘i’<br />

nell’una e nell’altra sillaba, cosa che † è scorretta †. Infatti nella parola precedente c’è<br />

almeno qualche accenno <strong>del</strong>la lettera ‘e’ nell’etimologia, in quest’ultimo caso invece non<br />

c’è nulla <strong>del</strong> genere.<br />

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