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Introduzione, testo critico, traduzione e note del De orthographia di ...

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suoi cartelli trionfali, mentre Augusto con la ‘u’, come testimoniano le sue iscrizioni. E<br />

coloro che scrivono con la ‘i’, , seguono quel ragionamento in base al quale<br />

anche altre denominazioni escono con la stessa lettera, come quando <strong>di</strong>ciamo ‘manicae’<br />

‘manipulum’, ai quali tuttavia si può obiettare il fatto che <strong>di</strong>ciamo ‘manuleus’ con la ‘u’. In<br />

maniera analoga coloro che scrivono ‘aucupium’ con la ‘u’, ritengono sia detto<br />

dall’espressione ‘auem occupare’; coloro invece che scrivono ‘aucipium’, da ‘auem<br />

capere’, dal momento che il passaggio <strong>del</strong>la lettera ‘a’ in ‘i’ è comune. A costoro<br />

ugualmente si può obiettare che la ‘a’ si trasforma in ‘u’ non meno che in ‘i’: infatti come<br />

da ‘amicus’ deriva soltanto ‘inimicus’ così da ‘salsus’ ‘insulsus’. Dunque ne consegue la<br />

possibilità <strong>di</strong> scegliere, se uno vuole pronunciare con il suono antico che è assai pingue e<br />

occupa la lettera ‘u’, oppure desidera proferire queste voci in maniera più esile con quel<br />

suono che ormai appare più elegante, cioè con la lettera ‘i’.<br />

[VIII.1.2] Vi sono inoltre alcune voci nelle quali la lettera ‘u’ sembra essere<br />

superflua, come quando e scriviamo e pronunciamo ‘urguere’, poiché e ‘urgeo’ e ‘ungo’<br />

non richiedono questa lettera, come risulta dagli scritti degli antichi, eleganza e<br />

autorità, come abbiamo detto sopra, deve essere seguita, † sciogliendo la <strong>di</strong>fficoltà † <strong>del</strong><br />

pronunciare e <strong>del</strong>lo scrivere. Ne consegue che vi sono stati alcuni i quali preferirono e<br />

scrivere e pronunciare anche ‘<strong>di</strong>stinguere’ senza la ‘u’ aggiungendo persino la seguente<br />

spiegazione, ossia il fatto che ‘<strong>di</strong>sting[u]ere’ significa <strong>di</strong>videre e separare per mezzo <strong>di</strong><br />

punti. E alcuni ritengono che questo stesso ‘<strong>di</strong>sting[u]ere’ derivi da ‘τέγγειν’, sia perché<br />

‘<strong>di</strong>stingatur’, si <strong>di</strong>stingue, quella cosa che è scritta sia perché ‘tingat’, si tinge, ciò che<br />

viene fissato me<strong>di</strong>ante la scrittura. Tuttavia in questa voce l’uso corrente si è impadronito a<br />

tal punto <strong>del</strong>la lettera ‘u’, da non poterla eliminare facilmente.<br />

[VIII.1.3] Alcuni inoltre scrissero in vario modo, ora con la ‘u’ ora con la ‘i’,<br />

‘artibus’ così che, quando si trattava <strong>di</strong> ‘artus’ nel significato <strong>di</strong><br />

‘articolazioni’, come ‘arcus’ e ‘partus’, la lettera ‘u’ veniva conservata al dativo ; se invece si trattava <strong>del</strong>le ‘artes’, come ‘arces’ e ‘partes’, allora questi stessi casi<br />

si scrivevano con la lettera ‘i’. A me sembra che la pronuncia risulterà troppo rustica, se<br />

pronunceremo con la ‘u’. Ritengo tuttavia che si debba articolare in modo tale che né la<br />

lettera ‘i’ risulti troppo esile né, qualora tu abbia scritto la lettera ‘u’, la ‘u’ risulti troppo<br />

piena nella pronuncia. E ricorderemo che è proprio <strong>del</strong>l’arte <strong>del</strong>l’ortoepia, sia che tu abbia<br />

scritto con questa o quella lettera, regolare il suono <strong>del</strong>la pronuncia.<br />

[VIII.1.4] Ritengo che la stessa cosa debba essere osservata anche a proposito <strong>di</strong><br />

‘clipeus’ scritto con la lettera ‘i’ invece <strong>di</strong> ‘clupeus’ con la ‘u’, né bisogna ascoltare<br />

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