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Introduzione, testo critico, traduzione e note del De orthographia di ...

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poiché questa lettera fusa con la semivocale ‘s’ esprime il suono <strong>di</strong> quella che in greco è la<br />

lettera ‘ψ’, e costoro <strong>di</strong>cono che questa doppia è formata dalla ‘p’ e dalla ‘s’.<br />

[VI.5] Simile a questa è anche la preposizione ‘sub’ che talvolta conserva la lettera<br />

‘b’, come in ‘sub<strong>di</strong>t’; talvolta la trasforma, come abbiamo detto sopra, in quella lettera da<br />

cui ha inizio la parola che segue, come in ‘sufficit’, ‘suffo<strong>di</strong>t’, ‘summouit’,<br />

‘sumministrauit’, ‘supposuit’. E osserviamo che passa alla semivocale ‘s’, in ‘sustulit’<br />

‘suscepit’. E varia il significato una volta che venga raddoppiata la pronuncia <strong>del</strong>la lettera<br />

da cui ha inizio la voce successiva, come nel caso <strong>di</strong> ‘succipere’: una cosa infatti è<br />

‘amicum suscipere’, un’altra ‘aquam succipere’.<br />

[VI.6] Invece a proposito <strong>del</strong>la preposizione ‘de’ vi sono pochissime osservazioni<br />

per quanto riguarda l’ortografia, non per ciò che concerne il significato. Infatti è posta per<br />

intero nei composti, come ‘deducere’ ‘depellere’ ‘demonstrare’ ‘destruere’. In verità se a<br />

volte la ‘e’ muta nella lettera ‘i’, trae origine da un’altra preposizione. Quando, infatti,<br />

<strong>di</strong>ciamo ‘<strong>di</strong>mouit’, come nel caso <strong>del</strong>le frasi:<br />

‘<strong>di</strong>mouit obstantes propinquos’,<br />

e:<br />

‘tua terris <strong>di</strong><strong>di</strong>ta fama’,<br />

non deriva più dalla preposizione ‘de’, ma da comporta una certa uniformità<br />

<strong>di</strong> suono. Tuttavia a proposito <strong>di</strong> questa preposizione ‘de’, che, come ho detto, è preposta<br />

per intero, bisogna notare che viene ridotta se mai la voce successiva inizi con la lettera ‘e’,<br />

come ‘derrare’ ‘desse’, nella cui pronuncia è sufficiente l’allungamento. E poiché abbiamo<br />

accennato per caso alla preposizione ‘<strong>di</strong>s’, segnaleremo che anch’essa viene scritta per<br />

intero davanti a tutte le parti <strong>del</strong> <strong>di</strong>scorso, ad eccezione <strong>di</strong> quelle che iniziano con la lettera<br />

‘m’, come ‘<strong>di</strong>mouit’, o ‘n’, come ‘<strong>di</strong>noscit’, o ‘l’, come ‘<strong>di</strong>luit’, o ‘b’, come ‘<strong>di</strong>bucinat’, o<br />

‘g’, come ‘<strong>di</strong>gerit’, o ancora se una parte <strong>del</strong> <strong>di</strong>scorso inizia con la lettera ‘d’, come ‘<strong>di</strong><strong>di</strong>t’,<br />

così come Virglio:<br />

‘tua terris <strong>di</strong><strong>di</strong>ta fama’,<br />

oppure muta nella lettera ‘f’, se la voce che segue inizia con questa stessa lettera, come<br />

‘<strong>di</strong>ffu<strong>di</strong>t’.<br />

[VI.7] La preposizione ‘per’ invece è posta per intero davanti a tutte le parti <strong>del</strong><br />

<strong>di</strong>scorso, salvo quando incontra la lettera ‘l’, consonante affine, che uomini dall’eloquio<br />

troppo raffinato preferiscono raddoppiare piuttosto che pronunciare la lettera ‘r’, come<br />

quando preferiscono <strong>di</strong>re ‘pellabor’ anziché ‘perlabor’. Ugualmente si legge in Lucilio † a<br />

proposito † <strong>del</strong>la preposizione †:<br />

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