Introduzione, testo critico, traduzione e note del De orthographia di ...
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‘s nostrum et semi graece quod <strong>di</strong>cimus sigma<br />
nil erroris habet’.<br />
È chiaro, dunque, che queste lettere non occupano altra posizione se non quella <strong>di</strong> sillaba<br />
né tuttavia sono sillabe. Perciò non bisogna acconsentire con coloro che ritengono sillaba senza vocale cosicché anche abbiano in sé un significato<br />
definito, poiché in<strong>di</strong>cano il silenzio. E sbagliano: infatti anche ‘x’ significa qualcosa (così<br />
infatti chiamiamo ), né tuttavia per questo è considerata sillaba o parola. E, a<br />
sua volta, essa è formata da ‘c’ e ‘s’, né per tale motivo qualcuno l’ha definita anche<br />
sillaba, ma lettera doppia. E che <strong>di</strong>re poi <strong>del</strong> fatto che anche i suoni non scrivibili hanno<br />
tuttavia significato, sebbene non possano essere scritti? Infatti, esortiamo i fanciulli a<br />
rispondere anche col suono <strong>del</strong>le <strong>di</strong>ta.<br />
[IV.1] Iniziamo ora a <strong>di</strong>scorrere <strong>del</strong> valore <strong>del</strong>le lettere.<br />
[IV.2] Per prima cosa il valore <strong>del</strong>le nostre vocali, quanto all’abbreviamento e<br />
all’allungamento, è lo stesso che fu presso gli antichi greci, se è vero che presso <strong>di</strong> loro le<br />
vocali furono solo cinque, ‘α’ ‘ε’ ‘ι’ ‘ο’ ‘υ’, e queste al tempo stesso venivano allungate e<br />
abbreviate, così come ancora oggi ‘α’ ‘ι’ ‘υ’, che i greci chiamano ‘κοιναί’, ‘comuni’. In<br />
seguito, come alcuni ritengono, Simonide inventò due vocali che definì ‘φύσει i^gnαί’,<br />
‘lunghe per natura’, ‘η’ e ‘ω’, affinché corrispondessero all’‘ε’ e all’‘ο’, in modo che come<br />
le une, ‘e’ e ‘r’, venivano considerate lunghe, così le altre brevi per natura. Non vi sono<br />
dubbi anzi, per coloro che hanno orecchie, che cinque lettere siano pronunciate<br />
secondo natura più presso <strong>di</strong> noi che presso i greci. Infatti queste stesse vocali sono sia<br />
lettere che sillabe, non *come tutte le altre. Quando, infatti, <strong>di</strong>ciamo ‘alfa’, ‘α’, nel primo<br />
caso in<strong>di</strong>chiamo la lettera, nel secondo la sillaba.<br />
[IV.3.1] Tra le vocali che sono presenti nel nostro alfabeto, due lettere possiedono<br />
la natura sia <strong>di</strong> vocali che <strong>di</strong> consonanti, ‘u’ e ‘i’. In quali casi poi possano essere <strong>di</strong>stinte<br />
in questo duplice valore lo spiegheremo in breve. Tutte le sillabe sono costituite dal soffio<br />
, e così anche le consonanti sono in posizione accessoria, <strong>di</strong> modo che<br />
mutate queste ultime nulla muti <strong>del</strong>la natura <strong>del</strong>la sillaba. Come nulla importa se <strong>di</strong>ciamo<br />
‘ca’ oppure ‘ba’, così nulla importa se <strong>di</strong>ciamo ‘ia’ e ‘ua’: cioè dal momento che due<br />
vocali contigue formano in ogni caso una sillaba lunga, ne sarebbe conseguito che, una<br />
volta aggiunta anche questa lettera (la ‘i’ oppure la ‘u’), la sillaba risultasse lunga. Ed è a<br />
tal punto consonante, da dar prova <strong>di</strong> questo preciso valore in metrica. Quando, infatti,<br />
leggo:<br />
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