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Introduzione, testo critico, traduzione e note del De orthographia di ...

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Bobbio nel Quattrocento Giorgio Galbiate potè rinvenire materiale manoscritto ignoto,<br />

seppur in molti casi in cattive con<strong>di</strong>zioni.<br />

Una volta prelevato da Bobbio e portato forse a Milano 123 , il co<strong>di</strong>ce in<strong>di</strong>cato<br />

nell’inventario <strong>del</strong> 1461 col numero 102 fu in parte trascritto in quello che oggi risulta<br />

essere il Neapol. IV A 11 (nel quale confluirono testi provenienti da <strong>di</strong>versi originali<br />

bobbiesi) 124 . Vi sono prove inconfutabili <strong>del</strong> fatto che tale trascrizione non avvenne nel<br />

monastero <strong>di</strong> San Colombano. Nel Neapol. IV A 11 è infatti <strong>di</strong>stinguibile l’azione <strong>di</strong> un<br />

secondo copista al quale vanno attribuiti una serie <strong>di</strong> interventi finalizzati a restituire le<br />

lezioni trà<strong>di</strong>te negli antigrafi bobbiesi: si tratta perlopiù <strong>del</strong>l’integrazione <strong>di</strong> singole parole<br />

o intere frasi, omesse dal primo copista a causa <strong>del</strong>le <strong>di</strong>fficoltà scaturite dall’estremo<br />

tecnicismo dei testi copiati. Tale mano compare inoltre puntualmente a integrare lemmi o<br />

versi greci per i quali era stato lasciato spazio bianco. È evidente che in casi <strong>del</strong> genere il<br />

revisore non operò per congettura ma attinse agli antigrafi. Questa seconda mano è stata<br />

identificata anni fa dalla Ferrari nella persona <strong>di</strong> Tristano Calco, <strong>di</strong>scepolo <strong>del</strong> Merula, così<br />

come quella <strong>del</strong> primo copista nella figura, dai contorni peraltro poco definiti, <strong>di</strong> Giorgio<br />

Galbiate 125 . Come ulteriore testimonianza <strong>del</strong>la collaborazione tra il Galbiate e il Calco, e<br />

dunque prova <strong>del</strong> fatto che alcuni co<strong>di</strong>ci vennero portati via da Bobbio e ricopiati in altra<br />

123<br />

La Ferrari, Le scoperte, p. 150 non esclude che il luogo nel quale avvenne la trascrizione <strong>del</strong> suddetto<br />

co<strong>di</strong>ce, così come anche <strong>di</strong> altri antigrafi bobbiesi, possa essere stato Pavia o Vigevano. Sulla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

stabilire con precisione quanti e quali co<strong>di</strong>ci, fra quelli rinvenuti a Bobbio, furono portati a Milano in<br />

originale da Giorgio Galbiate si veda Ferrari, Spigolature bobbiesi, pp. 16-17. Oltre al manoscritto nel quale<br />

si trovava Velio Longo, furono sicuramente portati via dalla biblioteca <strong>del</strong> monastero: il Neapol. IV A 8; il<br />

Neapol. lat. 2 (Vindob. 16); il Neapol. lat. 1 (Vindob. 17); l’esemplare con Draconzio (andato perduto),<br />

in<strong>di</strong>cato nell’inventario <strong>del</strong> 1461 col n° 164; quello in littera antiqua capiversa, ossia in maiuscola, elencato<br />

senza numero nel suddetto inventario, contenente Fortunaziano, Donaziano e Cesio Basso.<br />

124<br />

C. Jannelli, Catalogus Bibliothecae Latinae veteris et classicae manuscriptae quae in Regio Neapolitano<br />

Museo Borbonico adservatur, Neapoli 1827, 9-10 n° 11; cfr. GL VI, p. 247.<br />

125<br />

Sull’identificazione <strong>del</strong>le due mani cfr. Ferrari, Le scoperte, pp. 146 sgg. Su Tristano Calco vd. A.<br />

Belloni, Tristano Calco, pp. 283-328. Per quanto riguarda Giorgio Galbiate non si hanno notizie dopo il<br />

1497, anno in cui pubblicò a Milano, presso Ulderico Scinzenzeler, l’e<strong>di</strong>tio princeps <strong>di</strong> Terenziano Mauro col<br />

titolo Terentianus de litteris, syllabis et metris Horatii (si veda Terentiani Mauri de litteris, de syllabis, de<br />

metris, a cura <strong>di</strong> C. Cignolo, pp. XLV ss.). Oltre al <strong>testo</strong> <strong>di</strong> Terenziano, il Galbiate si era fatto rilasciare un<br />

privilegio ducale, firmato da Bartolomeo Calco, per altri cinque autori tra quelli rinvenuti a Bobbio: Atilio<br />

Fortunaziano, <strong>De</strong> carminibus Horatii; Velio Longo, <strong>De</strong> <strong>orthographia</strong>; Probo, Catholica; Arusiano Messio,<br />

Elegantiae (il privilegio ducale, datato 5 settembre 1496, fu stampato al f. 2 v <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>tio princeps <strong>di</strong><br />

Terenziano Mauro e riprodotto dal Keil in GL VI, p. 315; dal Gebhardt, Ein Bücherfund, pp. 349 sg.; dal<br />

Morelli, Le liste, pp. 9 sg.). Il Galbiate tuttavia <strong>di</strong>ede alle stampe solo Terenziano Mauro.<br />

XXXVII

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