Introduzione, testo critico, traduzione e note del De orthographia di ...
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NOTE<br />
3 s. Necessarium arbitror ~ initium facere: il <strong>De</strong> <strong>orthographia</strong> si apre con questa<br />
<strong>di</strong>chiarazione programmatica, cui ne seguiranno altre nel corso <strong>del</strong>l’opera a testimonianza<br />
<strong>di</strong> un impianto compositivo unitario. Ma prima ancora <strong>di</strong> procedere con la litterarum<br />
potestas come <strong>di</strong>chiarato, Velio Longo si sofferma sui fondamenti <strong>del</strong>la scienza<br />
ortografica: litterae, uocales/consonantes, syllabae. Questa breve sezione a carattere<br />
introduttivo, funzionale rispetto alla trattazione successiva, termina al § IV.1, dove<br />
un’ulteriore <strong>di</strong>chiarazione <strong>del</strong>l’autore segna l’inizio definitivo <strong>del</strong> <strong>di</strong>battito sulla litterarum<br />
potestas. L’impostazione <strong>del</strong>l’opera, come si è avuto modo <strong>di</strong> rilevare nell’introduzione,<br />
non è affatto <strong>di</strong>dascalica e i nessi argomentativi tra una parte e l’altra <strong>del</strong> trattato, presenti<br />
in modo sistematico nei primi cinque paragrafi, risulteranno a tratti meno evidenti. Ne<br />
deriva un’impressione generale <strong>di</strong> asistematicità, più volte sottolineata da parte <strong>del</strong>la<br />
precedente critica; asistematicità che è opportuno tuttavia riesaminare e valutare alla luce<br />
<strong>di</strong> ben definiti fattori storico-culturali. È necessario in primo luogo abbandonare la<br />
moderna concezione <strong>di</strong> manuale scientifico e tenere presente che il <strong>De</strong> <strong>orthographia</strong> si<br />
inserisce all’interno <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sulla lingua latina che molto deve, sul piano<br />
linguitisco-concettuale, alla retorica. Dalla retorica, ma anche dalla filosofia, il <strong>De</strong><br />
<strong>orthographia</strong> mutua molti moduli espressivi, in particolare un argomentare <strong>di</strong> tipo<br />
<strong>di</strong>alettico, lontano dal rigore sistematico che caratterizzerà la produzione grammaticale <strong>di</strong><br />
età più tarda, più vicina nella scelta <strong>del</strong> registro linguistico e nell’impianto compositivo<br />
generale all’idea <strong>di</strong> ‘manuale’. La presenza <strong>del</strong>l’espressione de <strong>orthographia</strong> sermo in<br />
riferimento all’intero trattato, dove sermo rinvia a un piano orale, quello <strong>del</strong>la<br />
conversazione colta tra coloro che lo stesso Longo definisce eru<strong>di</strong>tissimi et eloquentes uiri<br />
(§ XI), da un lato giustifica l’uso <strong>di</strong> un registro linguistico vario, ricco <strong>di</strong> toni colloquiali,<br />
dall’altro riassume un andamento nello sviluppo espositivo tipico <strong>del</strong> parlato, con costanti<br />
anticipazioni e rinvii da un argomento a un altro. Queste caratteristiche <strong>del</strong> trattato veliano,<br />
più che essere sintomatiche <strong>di</strong> una scarsa capacità organizzativo-pianificatoria <strong>del</strong>la<br />
materia ortografica da parte <strong>del</strong>l’autore o in<strong>di</strong>cative <strong>del</strong>l’attività <strong>di</strong> un tardo epitomatore,<br />
rafforzano invece l’ipotesi <strong>di</strong> stretti rapporti tra il genere de <strong>orthographia</strong> e quello<br />
filosofico e retorico. Rapporti che trovano un’ulteriore conferma nel fatto, non secondario,<br />
che identico sia il pubblico al quale questi <strong>di</strong>versi generi letterari si rivolgono. Basti<br />
pensare che l’Institutio oratoria <strong>di</strong> Quintiliano, in<strong>di</strong>rizzata a coloro che devono provvedere<br />
alla formazione <strong>del</strong>l’oratore, presenta nel libro I una <strong>di</strong>ssertazione <strong>di</strong> quattro capitoli su<br />
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