Introduzione, testo critico, traduzione e note del De orthographia di ...
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l’inutile <strong>di</strong>stinzione dei grammatici i quali credono che l’uno derivi da ‘clepo’, .<br />
[VIII.2.1] Si <strong>di</strong>scute anche a proposito <strong>del</strong>la lettera ‘h’, la quale o si è inserita nelle<br />
voci oppure si è preposta. Si è inserita come nei seguenti casi ‘uehemens’ ‘reprehen<strong>di</strong>t’,<br />
sebbene i più raffinati <strong>di</strong>cano sia ‘uemens’ sia ‘repren<strong>di</strong>t’ secondo la forma originaria:<br />
<strong>di</strong>ciamo infatti ‘prendo’, non ‘prehendo’. Si è preposta invece come quando <strong>di</strong>ciamo<br />
‘halica’ (‘spelta’) e ‘alicula’ (‘mantellino’), sebbene si possa far derivare ‘alica’ da<br />
‘alo’ (‘far crescere’) e ritengano che si <strong>di</strong>ca ‘alicula’, dal fatto che una volta indossata<br />
circon<strong>di</strong> le ‘alae’ (‘spalle’).<br />
[VIII.2.2] Anche ‘hortus’ (‘orto’) non avrebbe richiesto l’aspirazione, poiché lì<br />
‘oriuntur’, ossia nascono, le piante; ma tuttavia l’ha ricevuta dall’uso corrente. E<br />
ugualmente la parola ‘cohortes’ (‘coorti’) deriva da ‘cooriri’, ‘nascere’ da un medesimo<br />
luogo; ma tuttavia alcuni preferirono vi fosse una <strong>di</strong>stinzione, così che l’espressione<br />
‘cohortes militum’ con l’aspirazione venga fatta derivare dal sostantivo ‘cohortatio’ che<br />
in<strong>di</strong>ca l’esortarsi a vicenda.<br />
[VIII.2.3] Allo stesso modo alcuni stimarono si dovesse <strong>di</strong>re ‘harena’ (‘sabbia’) con<br />
l’aspirazione, sia perché ‘haereat’, ‘rimane attaccata’, sia perché ‘hauriat’, ‘assorbe’<br />
l’acqua; ad altri invece sembra opportuno doversi pronunciare senza aspirazione. Noi non<br />
tanto per quei motivi che abbiamo esposto sopra, , quanto per l’origine<br />
<strong>del</strong>la voce, poiché, come testimonia Varrone, dai Sabini è detta ‘fasena’, e come la ‘s’<br />
comunemente si trasforma in ‘r’, così la ‘f’ muta nella foneticamente prossima aspirazione.<br />
In maniera analoga dunque <strong>di</strong>ciamo anche ‘hae<strong>di</strong>’ con l’aspirazione, dal momento che<br />
presso gli antichi erano detti ‘fae<strong>di</strong>’; così ‘hirci’, perché questi stessi ugualmente erano<br />
chiamati ‘firci’. E viceversa, quella che gli antichi chiamavano ‘haba’, noi la chiamiamo<br />
‘faba’.<br />
[VIII.2.4] ‘Cilo’ anche e ‘coclea’ e ‘cocleare’ li scriveremo senza aspirazione, e<br />
qualunque parola sarà lecito pronunciare in questo modo grazie alla consuetu<strong>di</strong>ne<br />
<strong>del</strong>l’u<strong>di</strong>to. Non è solida infatti la regola generale dei grammatici, in base alla quale<br />
stabiliscono che l’aspirazione non deve essere aggiunta ad una consonante, dal momento<br />
che si <strong>di</strong>ce ‘Carthago’, ‘pulcher’, ‘Gracchus’, ‘Otho’, ‘Bochus’.<br />
[VIII.3.1] Anche le lettere ‘t’ e ‘d’, che sono tra loro affini, comportano qualche<br />
osservazione perché non si sostituiscano l’una all’altra in modo inopportuno. Sappiamo<br />
infatti che si tratta <strong>di</strong> parti <strong>di</strong>verse <strong>del</strong> <strong>di</strong>scorso quando scriviamo ora con la ‘d’, ora con la<br />
‘t’. con la ‘t’ realizza una congiunzione <strong>di</strong>sgiuntiva, :<br />
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