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FuoriAsse #19

Officina della cultura

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©Jarek Kubicki<br />

-<br />

religiosamente, per così dire, all'attenzione<br />

del lettore; al contrario, scorre<br />

davanti ai suoi occhi (e a quelli dei personaggi)<br />

con atroce normalità – e proprio<br />

perciò, per contrasto, per disperazione,<br />

religiosamente gli si impone.<br />

L'universo dei personaggi del romanzo è<br />

costituito da individui alienati dai loro<br />

stessi sentimenti. Individui lontani dalla<br />

realtà, dalla verità. Individui nevrotici.<br />

Individui irreali. Il movimento che più<br />

mette a proprio agio Holtrop (e gli altri<br />

del suo ambiente), ci dice l'autore, è “la<br />

fuga dalla verità”, appunto: che mi pare<br />

essere, più in generale, il movimento<br />

che accomuna tutta la società odierna, e<br />

in tal senso il romanzo appare come una<br />

testimonianza molto vivida di questo<br />

tempo.<br />

Fuga dalla verità e anche, aggiungerei,<br />

fuga dalla natura. Il romanzo si apre<br />

con una breve descrizione del grattacielo,<br />

"monolite di vetro scuro", della Arrow<br />

PC, uno dei tentacoli della Assperg spa<br />

nel quale si svolgono diversi avvenimenti<br />

della storia. Il grattacielo sorge in mez -<br />

zo alla natura, al limitare di una fitta<br />

foresta. Le fugaci apparizioni di questa e<br />

di altre foreste, qua e là nel libro, pur<br />

nella loro apparente marginalità di dècor<br />

hanno la funzione, intenzionale o<br />

meno, di contrastare col piano sovrastrutturale<br />

delle vicende narrate; di farne<br />

risaltare l'astrale lontananza dalla<br />

natura e dalla vita. Nulla di ciò che<br />

avviene nel libro sembra riguardare la<br />

vita. E ha perciò un brusco impatto<br />

emotivo sul lettore l'episodio della morte<br />

di Thewe, il funzionario di cui si diceva.<br />

Non tanto per la morte in sé, per le sue<br />

implicazioni di natura etica che non<br />

hanno presa su Holtrop (Uscì dalla palestra,<br />

si tuffò in piscina e cominciò a<br />

nuotare in stile libero. «Sì, sì. Sì», Thewe<br />

era morto ma lui, notò nuotando – «io io<br />

io», pensava – era ancora vivo), ma per i<br />

particolari di cruda brutalità che ne<br />

vengono offerti; per quel cadavere “mutilato<br />

dai morsi degli animali” in seguito<br />

allo spezzarsi del ramo al quale Thewe si<br />

è impiccato. Ecco, è come se con quel<br />

corpo senza vita anche il lettore si sentisse<br />

improvvisamente precipitato al<br />

suolo, nel mondo reale; come se tutto il<br />

resto – i soldi, gli affari, il potere – si<br />

rivelasse di colpo falso, fatuo, evanescente<br />

come il sogno di un drogato. È di<br />

droga che si parla, in un modo o nell'altro.<br />

È drogata l'economia, drogata la<br />

società, spinta all'inseguimento di un<br />

niente nel quale si risolve inesorabilmente<br />

ogni cosa, ogni destino. E il collasso<br />

di tutto il sistema, sembra dirci<br />

l'autore, è a un passo.<br />

Il libro è come un lungo piano-sequenza<br />

dall'una all'altra stanza del potere. Tanti<br />

personaggi senza faccia e senza una<br />

precisa personalità, da banchieri a<br />

icone glamour, popolano queste stanze,<br />

vi si incontrano, vi pianificano misfatti<br />

(e forse anche crimini), decretano distruzioni,<br />

in un'atmosfera livida che co-<br />

FUOR ASSE<br />

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