FuoriAsse #19
Officina della cultura
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James Ellroy<br />
la soggettiva del cadavere<br />
©Brett Walker<br />
James Ellroy è uno dei più grandi scrittori<br />
che abbia esplorato i territori del<br />
noir e lo ha sempre fatto in una maniera<br />
viscerale, autobiografica, senza frapporre<br />
con i fatti inscenati nessuna distanza<br />
critica. E come potrebbe esserci distanza<br />
dal momento che il suo rapporto con<br />
la letteratura scaturisce da un omicidio<br />
e da un cadavere straziato, quello di sua<br />
madre, uccisa in maniera brutale la notte<br />
del 21 giugno 1958? Da qui iniziò<br />
per il giovane Ellroy un cammino verso<br />
l’autodistruzione (fisica ed emotiva), costellato<br />
da sollecitazioni ossessive che,<br />
una volta domate, diedero vita alle sue<br />
storie nere.<br />
Nella sua produzione Ellroy inseguirà<br />
questo assassinio sotto varie forme fino<br />
alla stesura de I miei luoghi oscuri, momento<br />
letterario/esistenziale in cui questa<br />
ossessione sarà metabolizzata nel<br />
corpus narrativo dello scrittore. Anche i<br />
suoi primi approcci con la lettura sono<br />
serviti da palestra psicologica; i libri,<br />
oltre a fornirgli stimoli, erano il suo<br />
modo per mantenere un dialogo sublimato<br />
con la perdita della madre.<br />
Soprattutto per questo, James Ellroy<br />
può essere considerato come l’ultimo<br />
grande autore noir americano, figlio prediletto<br />
di una importante e gloriosa tradizione<br />
letteraria. Il costante autobiografismo<br />
che alimenta la sua Narrazione<br />
è il passepartout indispensabile per accedere<br />
senza fraintendimenti al suo universo.<br />
Della quadrilogia di Los Angeles,<br />
architettura minuziosa dell’irriducibilità<br />
dei suoi incubi/luoghi d’infanzia, composta<br />
dai volumi Dalia Nera (1987), Il<br />
grande nulla (1988), L.A. confidential<br />
(1990) e White Jazz (1992), l’autore ha<br />
sempre sostenuto che fosse stata la sua<br />
“scusa” per scrivere romanzi corposi,<br />
ambientati negli anni ’40 e ’50, in cui<br />
uomini malvagi compivano azioni altrettanto<br />
malvagie in nome dell’autorità. È<br />
stato il suo modo per spazzare via l’idea<br />
del detective eroico e solitario, riscrivendo<br />
quella tradizione consolidata che<br />
aveva fatto la fortuna del noir letterario.<br />
Il primo volume della quadrilogia, Dalia<br />
Nera, è il libro che può essere considerato<br />
(vuoi perché è uno dei più noti, vuoi<br />
perché racchiude e semplifica il corpus<br />
FUOR ASSE 112<br />
Tracce di noir