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FuoriAsse #19

Officina della cultura

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Le mie orme sulla sabbia<br />

di Mattia Patamia<br />

©María Tudela Bermúdez<br />

È triste trovarsi adulti senza essere cresciuti.<br />

(Fabrizio De Andrè, Il giudice)<br />

Il tempo scorre così velocemente e impercettibilmente<br />

che di colpo ti fermi e ti<br />

chiedi: «Come sono finito nella metropolitana<br />

che da Lambrate porta in Centrale,<br />

se i miei ricordi mi portano su di un<br />

albero di ciliegie con le mani tinte di<br />

rosso e la felicità negli occhi?»<br />

È vero, il mondo appartiene a tutti.<br />

Magari un giorno proverò diverse emozioni<br />

su un taxi a New York, scattando<br />

una foto sulla Grande Muraglia o dando<br />

un bacio sotto il Colosseo.<br />

Tanti saranno i volti che incrocerò, tanti<br />

quanti i locali dove condividerò una<br />

birra fresca con nuovi amici. Ma dentro<br />

di me resterà sempre il ricordo del caminetto<br />

di mia nonna ed il profumo di<br />

semplicità di casa sua. Il profumo dei<br />

fiori d’arancio e della terra bagnata.<br />

Gocce d’acqua sulle foglie, mentre la<br />

clessidra continua a far scendere giù<br />

ancora un altro granello di sabbia, formando<br />

una spiaggia immensa dove<br />

cammino ed il vento cancella le mie<br />

orme.<br />

Orme di un ragazzo del Sud, cresciuto<br />

tra i campi di fleolo e le piante di ulivo.<br />

Costretto ad abbandonare la sua terra<br />

per evadere da quella siccità sociale che<br />

purtroppo porta sempre più giovani a<br />

lasciare le loro case e i loro sogni.<br />

FUOR ASSE<br />

120<br />

Il principio dell’iceberg

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