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FuoriAsse #19

Officina della cultura

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ere dei desideri, l’avvento delle speranze<br />

e il rigoglio sempre maggiore dell’ombra<br />

e delle verzure che la fingono. Dunque,<br />

tutte queste cose qui che ognuno,<br />

se vuole, conosce, e che sarebbero il<br />

mondo, o la sua anima. Solo a questo<br />

punto, quindi, quando è abbastanza<br />

chiaro che la casa deve derivare dal<br />

mondo ed essere nella sua anima, o<br />

quando è forse addirittura chiaro che la<br />

casa è in realtà fatta a maggiore beneficio<br />

del mondo e della sua anima, come<br />

sua eccezione tragica e meravigliosa, si<br />

può pensare, ma per ultima cosa, anche<br />

a costruirla.<br />

Questa premessa da sola è una lezione<br />

che nessun architetto dovrebbe trascurare<br />

di imprimersi a memoria nell’immaginazione.<br />

L’architetto che, però,<br />

aspiri davvero a capire cos’è una casa e<br />

come debba essere costruita nella migliore<br />

delle maniere, deve considerare<br />

fondamentali anche le istruzioni che<br />

seguono questa premessa.<br />

Dunque, ora la voce di Stevenson soffia<br />

sugli arredi sontuosi immaginati da<br />

Pericoli: interni luminosi redimiti di<br />

frutti diversamente peccaminosi (si va<br />

dalla fragola alla mela passando per il<br />

melograno), comodi salotti dove si consumano<br />

di continuo, con promiscua foga,<br />

momenti di illecita letteratura, e studi<br />

concepiti per offrire asilo a carte geografiche<br />

abolite, e dove si allineano i<br />

pennini e i pennelli che ci hanno attratto<br />

al mestiere da bambini. Sono paesaggi<br />

da interno non meno spaziosi di quelli<br />

che ci hanno condotto nella casa. Di<br />

fatto, ora, siamo entrati nella casa, che,<br />

dice Stevenson, deve essere prima di tut -<br />

to un labirinto. In questo labirinto, se<br />

non ci fa velo una qualche superstizione<br />

funzionalista, possiamo trovare ordinatamente<br />

tutto. A cominciare dai corridoi<br />

stessi, che costituiscono l’elemento portante<br />

di questo labirinto, e che devono<br />

essere dotati di scaffali a parete pieni di<br />

libri, in maniera tale che l’intera casa<br />

altro non sia che un’unica grande libreria.<br />

Ogni stanza, dunque, non può ora<br />

che offrire le più grandi possibilità immaginali.<br />

Le sale, irregolari e piene di<br />

recessi dove nascondersi, avranno come<br />

unico arredo enormi divani, che, se<br />

comodi (ci assicura Stevenson), sono<br />

occasioni di viaggi imperdibili. La sala<br />

da pranzo deve suggerire la Francia e<br />

Canaletto. Per gli studi avremo due diverse<br />

occasioni: lo studio femminile, che<br />

è in realtà un santuario arcano, e quello<br />

maschile, dove si studia geografia. Quin -<br />

di, c’è la palestra, per preparare il corpo<br />

alle migliori fantasie. E, infatti, abbiamo<br />

di seguito la camera da letto. La camera<br />

da letto è vuota e bianca. E questo non<br />

va spiegato, perché la camera da letto è<br />

il luogo dove si sogna e si ama, e non è<br />

un bene che qui, quindi, ornamenti e<br />

immagini e libri impediscano quel processo<br />

immaginale che si dà solo in assenza<br />

di immagini. Questa potrebbe<br />

sembrare una mistica da boudoir, ma<br />

Stevenson era prima di tutto un uomo<br />

pieno di passione, ed era, inoltre, avventuriero<br />

per vocazione: gli era, dunque,<br />

impossibile concepire mistiche inferiori.<br />

Lo si capisce dai suoi occhi, che Pericoli<br />

ci mostra grandi e buoni mentre guardano,<br />

o meglio contemplano pieni di abbandono<br />

e desiderio, il mondo e la casa<br />

che vi ha costruito dentro. Questi occhi<br />

sono il centro del libro.<br />

Questi occhi, che guardano tutto (e nel<br />

cui riflesso tutto si guarda), però, in<br />

fondo non sono soltanto di Stevenson.<br />

Pericoli, in questo piccolo libro, ci mostra<br />

Stevenson tre volte. Una volta lo vediamo<br />

attraversare la casa come di nascosto:<br />

perché una casa, come il mondo,<br />

va attraversata. Una seconda volta, invece,<br />

siamo con lui mentre, questa casa,<br />

la pensa. Infine, vediamo Stevenson da<br />

dietro, la sua nuca, come se vedessimo<br />

la sua mente, o attraverso la sua mente,<br />

FUOR ASSE<br />

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