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FuoriAsse #19

Officina della cultura

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concepire un distacco, una misericordiosa<br />

indifferenza.<br />

Viaggio per l’isola, da solo, e mi preparo<br />

con cura, sviscerando e riordinando<br />

l’elenco dei bisogni e degli imprevisti.<br />

L’avventura è tutta nel bagaglio. Non<br />

sono certo un vagabondo.<br />

La cagna che avevo e il cavallo che mi<br />

salvò la vita hanno un altro passo, già<br />

appartengono alla selva, al suo inconscio.<br />

Forse, anch’io aspiro a tanto, a farmi<br />

luogo, ad essere ovunque in un posto,<br />

considerato sperduto. Aggettivo errato,<br />

perché non esistono passi perduti, ma<br />

passi guidati dalle coincidenze, da segni<br />

che puoi decifrare nel momento stesso<br />

in cui hai tracciato una pista.<br />

L’estrema possibilità di rinascere<br />

Quando ciò avviene ti rendi conto che<br />

direzione e talento si confondono; sono,<br />

in realtà, la stessa cosa, protetta da un<br />

doppio nome. Allora, anche l’estrema<br />

possibilità di rinascere si fa concreta,<br />

addirittura inevitabile.<br />

Sono rinato con parto doloroso, sotto<br />

alberi senza nome, avendo per unico<br />

compagno un cavallo. Un cavallo di<br />

nome Veterano.<br />

Quel giorno andavo sicuro. Mi avvicinavo.<br />

Già questo, nella selva, è una forma<br />

taciturna e perfetta di allegria. Stavo rag -<br />

giungendo una stanza segreta la cui<br />

provvisoria signoria era e resta il mio<br />

massimo desiderio.<br />

Immaginate l’ombra della selva, frusciante<br />

come la riva del mare o muta<br />

come i suoi abissi, e al di là, una radura<br />

in leggera salita, costeggiata dai salti di<br />

un ruscello che scava pozze e piscine,<br />

un’aria calda, stopposa, che già rinfresca<br />

al solo rumore delle cascate.<br />

Pensate, ancora per un attimo, al prato<br />

in controluce e alle decine di insetti,<br />

sospesi nell’aria dorata.<br />

Con questo posto ho un rapporto fisico.<br />

Mi fingo re e sono il più fedele, solerte,<br />

innamorato dei sudditi.<br />

Può non succedere nulla e ciò è un<br />

bene, il sommo bene, con le ore che si<br />

mescolano ai gesti, secondo un indice<br />

che non ha incombenze da sbrigare, ma<br />

cose e pensieri pronti alla contemplazione.<br />

Una possibilità che richiede sia l’assaggio<br />

della noia sia una dose sublime<br />

di ignoranza, di consapevole disimpegno<br />

della ragione.<br />

E, sopra tutta questa incoercibile ricchezza<br />

di forme animate, lo sguardo<br />

vaga con i propri tempi, ghiribizzi, fastidi<br />

e accelerazioni.<br />

Il piede sinistro perse l’appoggio<br />

Lui o io, chissà? Tornai a fissare il<br />

ruscello e mentre guardavo in giù, il<br />

piede sinistro perse l’appoggio. Caddi a<br />

capofitto verso l’indaco della grande<br />

pozza, sbattendo violentemente contro il<br />

granito.<br />

Ricordo che al verde della roccia e al<br />

viola quasi lilla del fondo si sovrapposero<br />

il nero, il rosso e poi un bianco che<br />

feriva, appena cercai di riaprire gli occhi<br />

col sole in faccia, dopo averli stretti dal<br />

dolore.<br />

Non solo mi ero spezzato il femore, ma<br />

anche la spalla era rotta.<br />

Potevo muovermi strisciando e molto<br />

lentamente, facendo leva sull’altro gomito.<br />

Arrivai così alle bisacce, alla scorta<br />

di antidolorifici. Li presi tutti e sei e<br />

mi misi a pensare. Nessuna tacca sul<br />

cellulare, nessuno che potesse immaginare<br />

dove fossi e soprattutto nessuna<br />

possibilità di curarmi da solo.<br />

In simili momenti, si pensa in fretta, la<br />

mente passa in rassegna tutte le ipotesi<br />

per togliersi d’impaccio. Il punto è di<br />

non farsi travolgere dalle possibili soluzioni,<br />

di concentrarsi su di una e di crederci.<br />

Il dolore pareva sopportabile e mi accorsi<br />

di non avere paura, di essere tranquillo.<br />

Provai anche a salire in sella, ma<br />

FUOR ASSE<br />

29<br />

Riflessi Metropolitani

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