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FuoriAsse #19

Officina della cultura

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poetico; egli piuttosto distrugge ideologicamente<br />

il Campo con la musica, lo<br />

esorcizza; come il grande violoncellista<br />

Mstislav Rostropovich che l’11 novembre<br />

1989 suonò le Suites di J.S. Bach<br />

dinanzi al Muro di Berlino che si sgretolava<br />

dopo 60 anni siglando la fine della<br />

Guerra Fredda, così il musicista deportato<br />

aspira a far crollare le mura di cinta<br />

del Campo cantando, suonando e scrivendo<br />

musica.<br />

Tramutare la negatività del luogo fisico<br />

in positività di mente e cuore appartiene<br />

a una forma evoluta di elettromagnetismo<br />

dello spirito; la musica proliferata<br />

nei Campi è incalcolabile in numeri e<br />

valori e le 8.000 partiture recuperate po -<br />

trebbero un giorno rivelarsi una piccola<br />

parte di quanto creato durante i 20 anni<br />

che passano dall’ascesa del nazismo alla<br />

destalinizzazione dell’Unione Sovietica.<br />

Tra fenomenologia storica nazifascista e<br />

stalinista sussiste una profonda connessione<br />

basata su deportazione, confino,<br />

internamento e annichilimento psico-fisico<br />

dell’uomo; la storiografia musicale<br />

dovrà essere riscritta alla luce della<br />

voragine aperta dal recupero della musica<br />

scritta in cattività, dall’apertura del<br />

primo Lager (1933) alla chiusura dell’ultimo<br />

Gulag per prigionieri di guerra<br />

(1953).<br />

La musica fungeva da strategia individuale<br />

e collettiva di resistenza mentale<br />

per deportati, internati o prigionieri di<br />

guerra; trasformava l’attesa esasperante<br />

in sopravvivenza delle più profonde ener -<br />

gie.<br />

Fare musica ha aiutato ad affrontare il<br />

dolore fisico ed emotivo nonché a combattere<br />

malattie e cedimento intellettuale,<br />

ha migliorato cameratismo e solidarietà<br />

in Block e celle, creato invisibili reti<br />

e connessioni; nell’immediato ha elargito<br />

rilassamento e sollievo.<br />

Incomprensioni e diffidenze tra vari<br />

gruppi sociali nei Campi (dovute a problemi<br />

di comunicazione linguistica o diversi<br />

costumi) furono superate grazie alla<br />

musica; è successo a ebrei olandesi e<br />

tedeschi a Westerbork, ufficiali polacchi<br />

e francesi nello Oflag IIB Arnswalde sino<br />

allo Stalag XA Sandbostel dove i POW<br />

francesi prestarono gli strumenti musicali<br />

agli Internati Militari Italiani.<br />

Era indispensabile tenere allenati muscoli<br />

e cervello nei Campi ed ecco gli innumerevoli<br />

metodi escogitati: una rivista<br />

stampata con gelatina recuperata<br />

da una lastra di radiografia, costruzione<br />

di macchine fotografiche con l’obiettivo<br />

ricavato da fondi di bicchiere, apparati<br />

radiofonici perfettamente funzionanti,<br />

strumenti chirurgici, orologi di metallo e<br />

di legno, strumenti di geodesia per misu -<br />

rare le quote delle montagne, telescopi e<br />

trebbiatrici, apparecchi per la trasfusione<br />

del sangue, turbini con caldaia, violini<br />

e chitarre con casse armonica quadrate,<br />

data la difficoltà a tornire e lavorare<br />

la liuteria.<br />

Chi non ricorda la scena del film Alcatraz<br />

nella quale il detenuto pittore, interdetto<br />

nel dipingere dal direttore che<br />

gli confisca tele e pennelli, si taglia le<br />

dita della mano; l’uomo possiede istinti<br />

onnivori che difficilmente si placano in<br />

cattività, l’alternativa è consumarsi inesorabilmente<br />

nella disperazione.<br />

C’è una scena nel film The Shawshank<br />

Redemption nella quale Andy Dufresne,<br />

dopo aver trascorso due settimane nel<br />

“buco” (famigerata cella d’isolamento<br />

del carcere di Shawshank), ai suoi compagni<br />

di prigionia che gli ricordano che i<br />

giorni nel “buco” non passano mai risponde:<br />

“c’era il signor Mozart a tenermi<br />

compagnia... questo è il bello della musica:<br />

nessuno può portartela via… È pro -<br />

prio qui la musica ha senso. Serve a non<br />

dimenticare che ci sono posti, a questo<br />

FUOR ASSE<br />

64<br />

Musik Macht Frei

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