FuoriAsse #19
Officina della cultura
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ne storica della nozione di identità, ovvero<br />
la storia personale dell’individuo, il<br />
rapporto tra l’identità individuale e la<br />
propria memoria è di natura epistemologica:<br />
la memoria racconta il soggetto di<br />
cui ne è parte e, in questo modo, osservando<br />
il dispiegamento dei propri ricordi,<br />
l’individuo può intraprendere un percorso<br />
di autoconoscenza. Chiudendo gli<br />
occhi si possono recuperare i ricordi più<br />
belli, gli episodi più angosciosi, le sensazioni<br />
provate in momenti importanti,<br />
scorrendoli in successione, come se fossero<br />
fotogrammi di un film. A questo<br />
punto, il soggetto potrebbe guardare il<br />
prodotto di questo fluire e domandarsi<br />
se la narrazione risultante corrisponda<br />
alla storia personale.<br />
Se, invece, liberassimo la memoria dal<br />
vincolo della nostra volontà di ricordare,<br />
in modo che essa stessa assuma il ruolo<br />
dell’io narrante, a cosa si assisterebbe?<br />
Ad un altro film? Ad un altro io? Forse a<br />
quello vero. È auspicabile – e necessario<br />
– talvolta fare silenzio e lasciarsi descrivere<br />
da lei: la sua franchezza potrebbe<br />
rivelarsi utile.<br />
Ma la memoria non è una entità statica<br />
e monolitica; essa è dinamica e multiforme.<br />
Non fanno parte della memoria solo<br />
le tracce del passato che spesso, come<br />
in un continuo fluire, sembrano inafferrabili;<br />
c’è un’altra componente della memoria,<br />
ovvero la memoria del futuro, che<br />
richiede di essere accudita continuamente<br />
per poi essere richiamata nei momenti<br />
opportuni della propria esistenza.<br />
Il suo oggetto precipuo è il sogno e il<br />
rapporto che ha con esso è profondo,<br />
intimo. Infatti, la memoria del futuro ha<br />
la capacità di pensare e porre il proprio<br />
oggetto, prevederlo e modellarlo, scolpirlo<br />
e limarlo in base alle aspettative<br />
personali e soggettive. Ed è questo aspet -<br />
to della memoria umana che trasforma<br />
in progetto il sogno e il soggetto stesso<br />
che ne è portatore. L’uomo si scopre,<br />
FUOR ASSE 37<br />
così, un’entità vitale, un soggetto morale,<br />
il protagonista principale della propria<br />
storia.<br />
Tuttavia, senza un soggetto che la alimenti<br />
e controlli, la memoria del futuro<br />
perderebbe consistenza e si ridurrebbe<br />
in una produttrice di fantasticherie insensate,<br />
atemporali e illusorie, e verrebbe<br />
coperta da un alone di tristezza,<br />
rischiando l’oblio. È triste chi non sogna;<br />
e spesso, ad essere tristi, sono i<br />
giovani. Per affrontare questo stato, le<br />
figure educanti sono chiamate a dimostrare<br />
ai ragazzi che la memoria del<br />
futuro non è meno necessaria di quella<br />
del passato perché essa è la percezione<br />
di come si potrebbe e vorrebbe diventare.<br />
Infatti, i diversi momenti della memoria,<br />
passato, presente e futuro, sono<br />
in costante dialogo in ogni individuo,<br />
ma dipendono tutti dal futuro. Per cui,<br />
se l’individuo, riconoscesse nel non-ancora<br />
da egli stesso progettato la componente<br />
fondante della propria memoria,<br />
fuggirebbe dal rischio di lasciarsi plasmare<br />
da ciò che è al di fuori di sé, da<br />
desideri non propri e talvolta creati ad<br />
hoc da una cultura omologante, spasmodica<br />
e irrefrenabile. Proprio questo<br />
rischio è uno dei maggiori pericoli di arresto<br />
dell’attività della memoria del futuro:<br />
le giovani generazioni, inserite in una<br />
società che non invita alla riflessione,<br />
a pratiche di auto interpretazione e ad<br />
esercizi che stimolino la capacità decisionale,<br />
si trovano continuamente di<br />
fronte alla possibilità di sbagliare e di<br />
ricominciare, senza fare memoria dei<br />
propri errori. Nelle famiglie e a scuola i<br />
ragazzi possono imparare a progettarsi<br />
partendo dai propri errori e dal timore di<br />
immaginarsi situati in un futuro indefinito<br />
e sempre più spesso previsto come<br />
irrimediabile, mostrando che l’avere<br />
una seconda possibilità non dev’essere<br />
un invito a procrastinare continuamente<br />
le scelte o, al contrario, a percorrere<br />
Riflessi Metropolitani