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FuoriAsse #19

Officina della cultura

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«Si, con la serie Kindergarten volevo raccontare<br />

come anche nella morte le differenze sociali in<br />

qualche maniera perdurano, forse più di qualsiasi<br />

memoria affettiva. Dall’altro lato raccontare anche<br />

questa tragedia, quella della morte di un<br />

bambino e allo stesso tempo del ricordo, che non<br />

sono i fiori di un anniversario ma dei giocattoli,<br />

come se qualcuno si fermasse ancora a giocare<br />

con loro o come se loro ti chiamassero a giocare. I<br />

giocattoli, i disegni o un pezzo di torta ci ricordano<br />

l’effimero imminente della vita, che non ha un’età<br />

definita. Questi oggetti pieni di colore conservati<br />

in un baule, in questo caso nei cimiteri pubblici<br />

del Venezuela».<br />

©Maryori Cabrita<br />

La fotografia di Cabrita colpisce anche<br />

perché nel suo sguardo è evidente non<br />

solo la posizione di voler documentare e<br />

condividere la scelta degli oggetti da documentare<br />

con i soggetti della sua ricerca,<br />

ma anche con la velocità tipica del fotoreporter<br />

che deve sostituire alla posa e allo<br />

studio la capacità di cogliere l’essenzialità<br />

di un evento irripetibile, dandogli uno<br />

sguardo personale riconoscibile tra le mille<br />

riproduzioni di un avvenimento di cronaca,<br />

ricordando che tra le sue attività<br />

collabora con uno dei giornali della città.<br />

©Maryori Cabrita<br />

FUOR ASSE<br />

116<br />

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