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FuoriAsse #19

Officina della cultura

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la memoria si sente a proprio agio e si<br />

svela agli occhi dell’interlocutore come<br />

se volesse adagiarsi su di un letto per<br />

mostrare tutto il proprio fascino, il fascino<br />

della propria storia.<br />

Tuttavia, anche l’abilità dell’ascoltarsi e<br />

del raccontarsi andrebbe stimolata. Ancora<br />

una volta chi ne fa le spese sono,<br />

perlopiù, i giovani. Si potrebbe riflettere<br />

sulla qualità della disponibilità offerta<br />

loro di esprimersi. Nelle scuole, nelle famiglie,<br />

sul web, più che presentare la<br />

loro memoria, costruiscono un velo che<br />

gli impedisce di mostrare il loro aspetto<br />

autentico, quasi fossero intimoriti dal<br />

profilo che emergerebbe se si descrivessero<br />

con fedeltà. Ciò accade probabilmente<br />

perché i ragazzi sono privi degli<br />

strumenti adeguati a descriversi e si<br />

vedono, quindi, costretti – e talvolta<br />

invogliati – a dipingersi come gli altri<br />

vorrebbero che fossero. Per evitare tali<br />

conseguenze, la scuola e la famiglia diventano<br />

i luoghi migliori per creare occasioni<br />

di formazione alla commemorazione.<br />

Qui si forniscono ai ragazzi gli<br />

elementi per costruire un dialogo in cui<br />

le diverse memorie si avviluppino senza<br />

sentirsi strozzate, ma accarezzate e aiutate<br />

a valorizzarsi.<br />

In terzo luogo, la memoria invita alla<br />

responsabilità caratterizzante il rapporto<br />

tra la ricerca scientifica e la riflessione<br />

umanistica, da una parte, e la memoria<br />

individuale, dall’altra. Sono numerose<br />

le ricerche nel campo delle neuroscienze<br />

e sono affascinanti i dibattiti<br />

che avvengono in psicologia e nelle<br />

scienze cognitive, dove si analizzano i<br />

dati scientifici e si elaborano teorie sempre<br />

più articolate per comprenderli e<br />

spiegarli.<br />

Per la riflessione filosofica, l’interesse<br />

dello studio della memoria è direttamen -<br />

te proporzionale alla quantità di dati che<br />

provengono dalla ricerca scientifica. Ad<br />

©Sarolta Bán<br />

esempio, analizzare le patologie che limitano<br />

le capacità cognitive da un punto<br />

di vista filosofico permetterebbe di<br />

emendare i paradigmi teorici presenti,<br />

elaborarne di migliori e costruire concetti<br />

che meglio afferrino la multiforme<br />

realtà della nostra mente. Non solo.<br />

Anche in questo caso, è doveroso mostrare<br />

che queste discipline possono<br />

influire positivamente nel campo dell’istruzione.<br />

Infatti, gli ormai classici<br />

metodi di studio insegnati agli studenti<br />

sono sottoposti allo sguardo critico di<br />

psicologi e scienziati cognitivi che talvolta<br />

ne svelano l’inefficacia. Perciò, una<br />

prospettiva ancora poco esplorata, è<br />

quella di studiare il funzionamento della<br />

memoria, capirne le potenzialità, calcolare<br />

il grado di efficacia delle tecniche di<br />

apprendimento più comuni e elaborarne<br />

di nuove ed innovative che migliorino le<br />

prestazioni degli studenti. In questo<br />

campo, si rivelano proficui gli studi sugli<br />

“artefatti cognitivi” che migliorerebbero<br />

il recupero delle informazioni dalla<br />

memoria e la loro rielaborazione creativa.<br />

Emerge, quindi, uno degli scopi più<br />

alti di queste ricerche in ambito educativo:<br />

insegnare a “fare memoria”. La me-<br />

FUOR ASSE<br />

39<br />

Riflessi Metropolitani

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