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FuoriAsse #19

Officina della cultura

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Arrigo Benedetti<br />

fuori dal canone<br />

di Alberto Marchi<br />

-<br />

©Brett Walker<br />

Nonostante abbia goduto fin dalla pubblicazione<br />

delle sue primissime opere del<br />

l’attenzione dei critici più autorevoli e<br />

dei colleghi scrittori, l’Arrigo Benedetti<br />

(1910-1976) narratore sembra oggi relegato<br />

nella categoria degli esclusi, di quelli<br />

non più degni di studio e ricerca. Nemmeno<br />

l’Arrigo Benedetti giornalista e direttore<br />

di periodici (tra i massimi del Novecento),<br />

a onor del vero, se la passa poi<br />

così bene: il suo nome ormai è appannaggio<br />

di pochi addetti ai lavori anche<br />

nel mondo del giornalismo; ma alcuni<br />

punti fermi (la fondazione dell’ «Espresso»<br />

per esempio o la famosa inchiesta Capitale<br />

corrotta=nazione infetta, titolo-slogan<br />

tuttora ripreso da giornali, siti internet<br />

e televisioni) parrebbero alimentare<br />

la speranza che l’oblio non sia ancora<br />

totale o definitivo. Nel campo però della<br />

letteratura ci troviamo di fronte all’abban -<br />

dono da parte degli studiosi. Di abbandono<br />

infatti si deve parlare per un autore<br />

che negli anni Sessanta e Settanta vide<br />

tutte le sue opere pubblicate da Mondadori,<br />

e fra queste anche uno dei suoi<br />

romanzi più riusciti: quel Cos’è un figlio,<br />

pubblicato postumo nel 1977, che fece<br />

dire a Carlo Cassola che, pur non condividendo<br />

con Benedetti alcunché circa le<br />

cose del giornalismo, della politica e della<br />

cultura, se ne era invece sempre trovato<br />

d’accordo circa la letteratura.<br />

In questo romanzo, in cui rievoca la<br />

vicenda della morte del figlio trentenne,<br />

Arrigo Benedetti rivela un senso della<br />

misura e una abilità nella fusione di materiali<br />

eterogenei (la storia della propria<br />

famiglia e la storia dell’occupazione tedesca<br />

nella Seconda Guerra Mondiale,<br />

l’acuta osservazione dei costumi e il lirismo<br />

inconfondibile delle immagini con<br />

cui rappresentava la natura) fuori dal<br />

comune. Proprio nel valore evocativo delle<br />

immagini e dei rircordi, potenziati dal<br />

soffuso senso di dramma che pervade il<br />

FUOR ASSE<br />

19<br />

Il rovescio e il diritto

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