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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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<strong>Musica</strong> <strong>che</strong> <strong>affronta</strong> <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. <strong>Scritti</strong> <strong>su</strong> Tru Takemit<strong>su</strong><br />

no onna, quando <strong>il</strong> giovane entomologo si aggira tra le dune prelevando campioni, <strong>il</strong> rumore<br />

del vento è assente ed è sostituito dalla musica, in questo caso un tappeto di sonorità elettroni<strong>che</strong><br />

e <strong>su</strong>oni del clarinetto. L’ultima bufera, invece, è accompagnata da un effetto straordinario<br />

di <strong>su</strong>oni elettronici e naturalistici. Nella celeberrima battaglia fratricida in Ran di Kurosawa,<br />

privata com’è noto del <strong>su</strong>ono di cavalcate e grida, la violenza è amplificata da un lento crescendo<br />

<strong>che</strong> giunge al culmine poco prima <strong>che</strong> la realtà sonora e quella visiva ritornino a<br />

coincidere con lo sparo <strong>che</strong> colpisce a morte uno dei protagonisti.<br />

«Più l’astrazione è completa, più l’impressione è forte»<br />

«Più l’astrazione è completa, più l’impressione è forte», ha detto Bresson nelle <strong>su</strong>e Notes, in<br />

una dichiarazione di poetica <strong>che</strong> ben si addice an<strong>che</strong> a Takemit<strong>su</strong>. Muovendosi nell’incerto<br />

confine fra realtà e finzione acustica, la <strong>su</strong>a musica, come s’è visto, riesce a sollecitare la sfera<br />

percettiva dello spettatore mettendolo a contatto con l’essenza delle cose e delle situazioni,<br />

proponendo percorsi mai scontati. A ragione Chion asserisce <strong>che</strong> «quando l’immagine è più<br />

br<strong>il</strong>lante della realtà, essa vi si sostituisce, negando nel contempo sé stessa come immagine»<br />

(Chion 1997, p. 91): nel cinema, pertanto, <strong>il</strong> <strong>su</strong>ono viene riconosciuto come vero, non tanto se<br />

ricrea quello prodotto nella realtà dalla medesima situazione o causa, ma se traduce ed<br />

esprime le sensazioni associate a quella stessa causa. In questo la lezione di Takemit<strong>su</strong> è magistrale<br />

e ha favorito la nascita di un cinema ‘sensoriale’, in cui tutti gli elementi fanno parte<br />

di un continuum sonoro finemente elaborato, attraverso operazioni di montaggio e missaggio,<br />

dove la parola non è più l’elemento centrale della narrazione. In questo sistema sonoro globale<br />

sono bandite le discriminazioni fra <strong>su</strong>oni nob<strong>il</strong>i e um<strong>il</strong>i, e le voci dell’ambiente, gli effetti<br />

sonori e la musica sono in grado di dar vita ad architetture polifoni<strong>che</strong> di rara bellezza.<br />

Bibliografia<br />

Adorno, Theodor W. Eisler, Hanns (1975), La musica per f<strong>il</strong>m, Newton Compton, Roma.<br />

Anderson, Joseph L. Richie, Donald (1961), Il cinema giapponese, Feltrinelli, M<strong>il</strong>ano.<br />

Arnn, Barbara L. (1979), Local Legends of the Genpei War: Reflections of Mediaeval<br />

Japanese History, «Asian Folklore Studies», 38/2, pp. 1-10.<br />

Balsam, Humbert (1998), Ho lavorato con un giovane regista. Conversazione con<br />

Humbert Balsam, in Il caso e la necessità. Il cinema di Robert Bresson, a c. di<br />

Spagnoletti, Giovanni – Toffetti, Sergio, Lindau, Torino, pp. 131-133.<br />

Berio, Luciano (1953), <strong>Musica</strong> per Tape Recorder, «Il Diapason», 4/3-4, pp. 10-13.<br />

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