Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...
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Roberto Calabretto<br />
e Tru Takemit<strong>su</strong> <strong>che</strong> iniziano a portare <strong>su</strong>llo s<strong>che</strong>rmo modalità compositive ben diverse,<br />
per certi versi sim<strong>il</strong>i a quelle <strong>che</strong> le avanguardie occidentali stavano sperimentando in<br />
quegli anni.<br />
Ricorda Takehito Shimazu:<br />
Nel febbraio 1956 fu presentato <strong>il</strong> concerto Audition for Musique Concrete and Electronic<br />
Music, con la partecipazione dei membri del Jikkenkb (laboratorio<br />
sperimentale). Nello stesso anno Tru Takemit<strong>su</strong> (nato nel 1930) aveva composto un<br />
pezzo per nastro, Vocalism A. I., commissionato dal ShinNippon Hs (New Japan<br />
Broadcasting). An<strong>che</strong> Mayuzumi avevo scritto Variations on the Numerical Principle of<br />
7 presso lo studio di musica elettronica della NHK nel 1956. […] La musica elettronica<br />
in quel momento era per i giapponesi un campo nuovo, un nuovo st<strong>il</strong>e, favorito dai network<br />
radiotelevisivi e dagli altri mass media. Gli ultimi ritrovati tecnici contribuivano a<br />
far progredire la musica elettronica, con ri<strong>su</strong>ltati <strong>che</strong> si estendevano alla produzione di<br />
musica per f<strong>il</strong>m o di effetti sonori. (Shimazu 1994, p. 103) 4<br />
Tru Takemit<strong>su</strong>, senza dubbio, è stato uno dei protagonisti di questo nuovo corso, non solo<br />
per la <strong>su</strong>a sconfinata produzione, ma an<strong>che</strong> e soprattutto per la maniera in cui ha saputo<br />
esprimere nuove tipologie musicali e realizzare situazioni audiovisive estremamente moderne.<br />
Tru Takemit<strong>su</strong> e la nouvelle vague giapponese<br />
Alcuni dati documentano la posizione di r<strong>il</strong>ievo di Tru Takemit<strong>su</strong> nell’universo musicalecinematografico.<br />
Egli, infatti, è l’autore di ben novantatre colonne sonore di f<strong>il</strong>m<br />
appartenenti ai maggiori protagonisti del cinema giapponese, come Masaki Kobayashi,<br />
Hiroshi Teshigahara, Masahiro Shinoda, Shhei Imamura, Nagisa Oshima e Akira<br />
Kurosawa, spaziando fra diversi generi. A lui va sicuramente <strong>il</strong> merito di aver contribuito a<br />
rivoluzionare la musica per f<strong>il</strong>m giapponese degli anni Cinquanta definendo le diverse<br />
correnti della «nouvelle vague giapponese in via di formazione», come sottolinea Max<br />
Tessier (1998a, p. 96). Molti hanno riconosciuto, ed esaltato, questo <strong>su</strong>o ruolo. Tra i tanti,<br />
ricordiamo Howard Shore, <strong>il</strong> compositore di David Cronenberg, e Aleksandr Sokurov <strong>che</strong>,<br />
quale omaggio al <strong>su</strong>o magistero, ne ha ut<strong>il</strong>izzato la musica nel documentario Spiritual<br />
Voices (Dukhovnye golosa. Iz dnevnikov voyny. Povestvovanie v pyati chastyakh, 1995).<br />
4 Cfr. an<strong>che</strong> Loubet (1998). La convergenza fra la musica elettronica e quella cinematografica non è una peculiarità<br />
del Giappone. Si pensi a quanto accadeva allo Studio sperimentale di musica elettronica di Mosca, in cui lavorarono<br />
Andreij Tarkovskij e <strong>il</strong> <strong>su</strong>o musicista Edvard Artem’ev e, in mi<strong>su</strong>ra minore, allo Studio di Fonologia di M<strong>il</strong>ano.<br />
An<strong>che</strong> Luciano Berio si era reso conto delle potenzialità insite nella musica cinematografica. In un articolo dedicato<br />
alla <strong>Musica</strong> per Tape Recorder egli scriveva: «Da ciò <strong>il</strong> comprendere <strong>che</strong> tale tipo di musica è particolarmente<br />
adatto per sonorizzare copioni radiofonici, televisivi e cinematografici, <strong>il</strong> passo è breve» (Berio 1953, p. 13).