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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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<strong>Musica</strong> <strong>che</strong> <strong>affronta</strong> <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. <strong>Scritti</strong> <strong>su</strong> Tru Takemit<strong>su</strong><br />

la mia scelta di <strong>su</strong>oni: i modi e le loro varianti […]. Ma è <strong>il</strong> giardino <strong>che</strong> dà forma a<br />

queste idee. (Takemit<strong>su</strong> 1995, p. 119) 3<br />

Ma direi an<strong>che</strong> ‘no’, e a causa di due ragioni. Primo, questa copertina non darebbe un’idea<br />

<strong>su</strong>fficiente della ‘occidentalità’ della musica stessa. È vero <strong>che</strong> Takemit<strong>su</strong> ha scritto molti<br />

brani sotto l’influenza del giardino giapponese, ma <strong>il</strong> loro linguaggio musicale – come s’è<br />

già visto – non è un linguaggio ‘giapponese’: è piuttosto <strong>il</strong> linguaggio della musica occidentale<br />

del Novecento. Secondo, questa copertina potrebbe <strong>su</strong>ggerire <strong>che</strong> l’approccio di<br />

Takemit<strong>su</strong> al giardino giapponese sia stato un approccio pittoresco, quasi programmatico in<br />

senso ottocentesco. Non credo <strong>che</strong> <strong>il</strong> giardino giapponese sia presente in questo senso in<br />

quei lavori del compositore. Per me è piuttosto una questione dell’appropriarsi di alcune<br />

idee formali, quasi astratte, del giardino giapponese. L’idea, per esempio, <strong>che</strong> l’or<strong>che</strong>stra<br />

stessa possa funzionare come un grande ‘giardino’, con gruppi di strumenti distribuiti nello<br />

spazio, come nel brano Arc. O – nello stesso brano – <strong>che</strong> la musica di quei gruppi possa<br />

essere <strong>su</strong>onata in tempi differenti, a somiglianza dei cicli temporali dei diversi elementi<br />

presenti nel giardino: sassi, sabbia, alberi, fiori. O <strong>che</strong> la struttura del brano intero assomigli<br />

a un giardino giapponese, in cui gli stessi ‘oggetti musicali’ – sassi, fiori, etc. – siano visti<br />

sempre da nuove prospettive, come in molti lavori degli ultimi anni. Allora, nelle opere di<br />

Takemit<strong>su</strong>, alcuni aspetti formali del giardino giapponese sono trasformati in aspetti formali<br />

musicali. Quello <strong>che</strong> udiamo non è una rappresentazione pittoresca di un giardino giapponese,<br />

ma una traduzione musicale di alcune delle <strong>su</strong>e idee formali. E <strong>il</strong> giardino stesso è<br />

reso visib<strong>il</strong>e, ma non le idee.<br />

Forse, allora, è meglio abbandonare l’idea di rappresentare in qual<strong>che</strong> modo visivo<br />

quest’aspetto dell’estetica del compositore? Forse, è davvero altrettanto diffic<strong>il</strong>e rendere<br />

visib<strong>il</strong>i an<strong>che</strong> altri aspetti della <strong>su</strong>a sensib<strong>il</strong>ità? Questo è sicuramente vero, per esempio,<br />

quando tentiamo di descrivere un’altra idea estetica del giardino giapponese <strong>che</strong><br />

Takemit<strong>su</strong> ha usato, perché consiste di un vuoto. Sulla copertina di un disco, allora, credo<br />

sarebbe veramente diffic<strong>il</strong>e da dipingere. Al più, forse, potrebbe essere raffigurato con<br />

l’ideogramma cinese per questo concetto: ma.<br />

Letteralmente ma significa uno ‘spazio’ o un ‘intervallo’, ma l’uso di questo termine<br />

nell’estetica delle arti tradizionali giapponesi è molto diffic<strong>il</strong>e da capire. Takemit<strong>su</strong> stesso ha<br />

avuto difficoltà a spiegarlo: «Ma non è solo un concetto temporale. È allo stesso tempo molto<br />

spaziale. Ma è forse … oh, ma è un termine decisamente f<strong>il</strong>osofico» (Burt 2003, p. 219). 4<br />

Non abbiamo qui <strong>il</strong> tempo di entrare in una lunga indagine <strong>su</strong> questo tema. Ma possiamo almeno<br />

osservare <strong>che</strong> <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, nella musica di Takemit<strong>su</strong>, ha un’importanza molto grande; e<br />

<strong>che</strong> certamente è lì <strong>che</strong> si trova una delle espressioni della f<strong>il</strong>osofia di ma nelle <strong>su</strong>e composizioni.<br />

Come ha detto Kenjiro Miyamoto nel <strong>su</strong>o libro <strong>su</strong> Takemit<strong>su</strong>, <strong>il</strong> concetto di ma<br />

significa: «quel continuum di s<strong>il</strong>enzio metafisico, <strong>che</strong> nella musica giapponese è cosciente-<br />

3 Edizione originale Takemit<strong>su</strong> (1987).<br />

4 Edizione originale Takemit<strong>su</strong> (1989, p. 212).<br />

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