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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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La musica per f<strong>il</strong>m di Takemit<strong>su</strong><br />

Roberto Calabretto<br />

Parlando del sistema produttivo del cinema giapponese, Joseph. L. Anderson e Donald<br />

Richie, anni or sono, denunciavano la precaria situazione in cui si trovava l’allestimento<br />

del sonoro. I due autori dichiarano perentoriamente: «Fra tutte le arti e le tecni<strong>che</strong>, <strong>il</strong><br />

<strong>su</strong>ono è in Giappone la più arretrata. Un uso creativo della colonna sonora è praticamente<br />

sconosciuto, e la registrazione è incredib<strong>il</strong>mente scadente» (Anderson – Richie 1961, p.<br />

344). La qualità mediocre della musica, a loro avviso, era dovuta alla mancanza di tempo<br />

concessa ai compositori per scrivere le partiture; alle richieste dei registi <strong>che</strong>, non sempre,<br />

erano in grado di valutare le potenzialità del linguaggio sonoro; e, quale fatto di maggior<br />

interesse, all’as<strong>su</strong>rda e anacronistica con<strong>su</strong>etudine di imitare la musica occidentale, con<br />

temi ispirati alle note pagine dei più acclamati esponenti della tradizione europea, come<br />

Johannes Brahms, Richard Wagner e Claude Debussy. Una nouvelle vague della musica<br />

per f<strong>il</strong>m giapponese s’intravede con Fumio Hayasaka, 1 Masaru Sat, 2 Toshir Mayuzumi 3<br />

1 Ritenuto uno dei padri della musica per f<strong>il</strong>m giapponese, Fumio Hayasaka è noto soprattutto per le <strong>su</strong>e<br />

collaborazioni con Akira Kurosawa e Kenij Mizogouchi. Takemit<strong>su</strong> stesso è stato <strong>su</strong>o assistente, accumulando<br />

un’enorme esperienza nell’universo della produzione cinematografica. Cogliamo l’occasione per ricordare <strong>che</strong> <strong>il</strong><br />

cinema di Kenij Mizogouchi presenta degli interessantissimi universi sonori <strong>che</strong> ad oggi, forse, non sono stati<br />

<strong>su</strong>fficientemente indagati. Mark Le Fanu, a proposito de L’intendente Sansh (Sansh Dayû, 1954), ha<br />

sottolineato l’uso del montaggio sonoro per fini espressivi. Si pensi alla scena della foresta in cui Anju prende <strong>il</strong><br />

tubare di una tortora per <strong>il</strong> richiamo della madre assente <strong>che</strong> piange e lo chiama. «Entrambi i <strong>su</strong>oni, <strong>il</strong> canto<br />

dell’uccello e la voce della madre, sono presenti nella colonna sonora contemporaneamente, sovrapponendosi<br />

l’uno all’altro, cosicché la confusione di Anju è in un certo senso an<strong>che</strong> la nostra confusione» (Le Fanu 2005, p.<br />

65 cit. in Mizoguchi Kenij 2007, p. 232).<br />

2 A Masaru Sat Nicolas Saada ha dedicato un articolo nei «Cahiers du Cinèma» del 1994, sottolineando gli<br />

influssi occidentali e hollywoodiani della <strong>su</strong>a musica, <strong>che</strong> vanno da Bernard Hermann a Nino Rota, Giovanni<br />

Fusco ed Henry Mancini (Saada 1994, p. 12).<br />

3 Della ricchissima f<strong>il</strong>mografia di Toshiro Mayuzumi, ricordiamo la musica scritta per La strada della<br />

vergogna di Kenji Mizogouchi (Akasen chitai, 1956) dove la clavioline è ut<strong>il</strong>izzata accanto agli strumenti del<br />

folklore locale. Mayuzumi è an<strong>che</strong> ricordato per aver scritto la partitura de La Bibbia di John Houston (1966)<br />

<strong>che</strong>, com’è noto, aveva visto <strong>il</strong> coinvolgimento e <strong>il</strong> seguente abbandono di Goffredo Petrassi. A Mayuzumi è<br />

dedicato un paragrafo del noto testo <strong>Musica</strong> ex machina. Über Verhältnis von Musik und Technik (Prieberg<br />

1960, p. 195-196).

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