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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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54<br />

Giangiorgio Pasqualotto<br />

Il passaggio è chiarissimo: la verità, come l’acqua o la natura o <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, è inafferrab<strong>il</strong>e.<br />

Chi cerca di seguire le dottrine scritte o riferite da qual<strong>che</strong> maestro è un idiota – Linji è quel<br />

famoso, brutale maestro <strong>che</strong> diceva «Se incontri <strong>il</strong> Buddha, uccid<strong>il</strong>o», una potente metafora<br />

per dire <strong>che</strong> se incontrate qualcuno <strong>che</strong> riconoscete come la personificazione della verità,<br />

dovete ucciderlo, perché è precisamente questa operazione di identificazione <strong>che</strong> dovete<br />

uccidere. Bisogna eliminare l’idea <strong>che</strong> qualcosa di infinito come la verità, l’<strong>il</strong>luminazione,<br />

la natura possa essere catturato. «Ciechi idioti» sono per Linji tutti coloro <strong>che</strong> «cercano<br />

all’esterno», <strong>che</strong> si accontentano di nomi, frasi, teorie e dottrine, pensando <strong>che</strong> tutto ciò<br />

costituisca l’Illuminazione, quando invece, per <strong>il</strong>luminarsi, dovrebbero proprio abbandonare<br />

tutto questo armamentario di forme, togliere ogni «veste» e cogliere l’esperienza così<br />

come si presenta: «Monaci virtuosi, non affidatevi alle vesti. Le vesti non possono muoversi,<br />

mentre l’uomo le può indossare» (Sasaki 1985, p. 53). Questa attitudine a voler<br />

cogliere l’esperienza prima di ogni contaminazione concettuale e linguistica è talmente<br />

radicata nella cultura giapponese <strong>che</strong> la troviamo an<strong>che</strong>, in tempi più recenti, nelle pagine<br />

del più importante f<strong>il</strong>osofo giapponese contemporaneo, Nishida Kitar (1870-1945), considerato<br />

<strong>il</strong> fondatore della scuola di Kyoto. Il primo capitolo del <strong>su</strong>o primo libro è dedicato<br />

proprio all’esperienza pura (jun<strong>su</strong>i keiken) (Nishida 2007, pp. 11-18); 5 an<strong>che</strong> in seguito, in<br />

un saggio del 1923, Nishida ribadisce con le seguenti parole la centralità del cogliere – e<br />

non ‘descrivere’ o ‘catturare’ – l’esperienza pura con l’intuizione: «Noi possiamo pensare<br />

di raggiungere in qualcosa come l’intuizione artistica un’autoconsapevolezza più profonda<br />

di quella meramente concettuale» (Nishida 1923, vol. 3, p. 404). 6 Vi è dunque per Nishida<br />

una consapevolezza più profonda di quella puramente concettuale, astratta, formale, <strong>che</strong> è<br />

data nell’intuizione artistica, la quale si realizza in una forma di attenzione <strong>che</strong> va oltre ogni<br />

separazione artificiale:<br />

Perciò l’ambito dell’esperienza pura coincide di per sé con l’ambito dell’attenzione.<br />

Ma io penso <strong>che</strong> l’ambito dell’esperienza pura non sia per forza limitato a un tipo di<br />

attenzione puntuale. Senza aggiungere <strong>il</strong> benché minimo pensiero, noi possiamo<br />

portare la nostra attenzione in uno stato <strong>che</strong> precede la distinzione di soggetto e oggetto.<br />

Per esempio come nel caso in cui si scala una parete profondendovi tutto<br />

l’impegno possib<strong>il</strong>e, oppure come quando un musicista <strong>su</strong>ona un brano provato e riprovato.<br />

(Nishida 2007, p. 13)<br />

L’attenzione profonda rivolta allo stato <strong>che</strong> precede la separazione tra soggetto e oggetto<br />

e, in generale, ogni tipo di separazione, è presente an<strong>che</strong> in alcune arti del Giappone tradizionale<br />

<strong>che</strong> si sono mi<strong>su</strong>rate con <strong>il</strong> problema dello spazio: la pittura, alle prese con lo<br />

spazio bidimensionale, e l’architettura con quello tridimensionale.<br />

5 A questa locuzione e al concetto <strong>che</strong> le corrisponde Nishida associa i termini etoku ‘incontrare ed<br />

appropriarsi’; taitoku ‘appropriarsi col corpo’; jitoku ‘appropriazione spontanea’; e contrappone <strong>il</strong> termine<br />

rikai ‘comprensione intellettuale’.<br />

6 Geijut<strong>su</strong> to dtoku (Arte e morale).

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