Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...
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<strong>Musica</strong> <strong>che</strong> <strong>affronta</strong> <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. <strong>Scritti</strong> <strong>su</strong> Tru Takemit<strong>su</strong><br />
Takemit<strong>su</strong> lavora nell’universo cinematografico per circa quarant’anni, dal 1955 al 1995:<br />
anni cruciali per la storia del cinema giapponese <strong>che</strong> lo vedono protagonista dei molteplici<br />
cambiamenti avvenuti al <strong>su</strong>o interno. La <strong>su</strong>a attività, dopo alcune collaborazioni iniziali, si<br />
consolida a fianco del regista Noboru Nakamura, di cui musica un lungo seguito di f<strong>il</strong>m<br />
nell’arco di un decennio. È però negli anni Sessanta <strong>che</strong> la <strong>su</strong>a produzione conosce un decisivo<br />
incremento, quantitativo e qualitativo. In questo decennio, in cui si assiste al declino<br />
delle grandi major, Takemit<strong>su</strong> collabora con i registi maggiormente attivi nel processo di<br />
rinnovamento del cinema giapponese. Nel 1961 scrive la partitura di Cattivi ragazzi di<br />
Su<strong>su</strong>mi Hani (Fury Shonen, 1961), un f<strong>il</strong>m visib<strong>il</strong>mente ispirato ai canoni del cinéma vérité<br />
in cui molti hanno colto delle affinità con i capolavori di Roberto Rossellini e François<br />
Truffaut, 5 mentre l’anno seguente inizia la <strong>su</strong>a collaborazione con Hiroshi Teshigahara, 6<br />
partecipando all’allestimento di alcuni importanti f<strong>il</strong>m: La trappola (Otoshiana, 1962), La<br />
donna di sabbia (Susa no onna, 1964), Il volto di un altro (Tanin no kao, 1966) e La mappa<br />
bruciata (Moet<strong>su</strong>kita chizu, 1968). Sempre in quegli anni, inizia a lavorare an<strong>che</strong> con Masaki<br />
Kobayashi, per cui musica Harakiri (Seppuku, 1962) e Kwaidan (1964), 7 e con gli artefici del<br />
rinnovamento della Shchiku, Nagisa Oshima, Masahiro Shinoda e Kiju (Yoshihige)<br />
Yoshida. 8 Negli anni Settanta continua la collaborazione con questi registi e avviene<br />
l’incontro con Akira Kurosawa di cui Takemit<strong>su</strong> musica due f<strong>il</strong>m: Dodes’kaden (1970) e Ran<br />
(1985). La produzione, poi, via via diminuisce per approdare a un f<strong>il</strong>m molto discusso di<br />
Ph<strong>il</strong>ip Kaufman: Sol levante (Rising Sun, 1993). 9 Allo stesso tempo, va segnalata la<br />
5<br />
Il f<strong>il</strong>m è girato in un carcere minor<strong>il</strong>e con attori non professionisti <strong>che</strong> si offrono spontaneamente – la loro<br />
naturalezza potrebbe far pensare a delle riprese nascoste – al regista. La macchina da presa coglie le loro<br />
gesta an<strong>che</strong> grazie al frequente uso del teleobiettivo. «Hani esplorò l’universo infant<strong>il</strong>e e dei più giovani in<br />
generale con uno st<strong>il</strong>e in assoluta libertà e soprattutto prestando attenzione a non alterare mai la fresca<br />
genuinità dei <strong>su</strong>oi interpreti, dei quali al contrario preferiva, con un approccio delicato e un’evidente, tenera<br />
simpatia, ritrarre la grezza spontaneità dei gesti non calcolati. Hani diventa quindi, come Shimizu Hiroshi<br />
prima di lui, <strong>il</strong> più attento osservatore del mondo giovan<strong>il</strong>e» (Novielli 2001, pp. 212-213).<br />
6<br />
«Altrettanto indipendente e fortunato, Hiroshi Teshigahara, figlio di un eminente maestro di ikebana,<br />
proveniva da un ambiente artistico dove aveva incontrato altre persone, come lo scrittore Kb Abe, di cui in<br />
seguito avrebbe adattato diverse importanti opere» (Tessier 2008, p. 101). Nel 1962 Hiroshi Teshigahara<br />
aveva dato inizio alle Teshigahara Productions, avviando in tal modo una produzione indipendente dalle<br />
major. Egli è forse l’emblema del regista indipendente, volutamente estraneo alle regole del sistema<br />
produttivo. Ricordo <strong>che</strong> Teshigahara negli anni Sessanta aveva organizzato alla Sget<strong>su</strong> School alcune<br />
performance con John Cage e Merce Cunningham. A lui Maria Roberta Novielli dedica un paragrafo dal<br />
titolo: Simboli della mente nel cinema di Teshigahara (2001, pp. 216-218).<br />
7<br />
Per quanto riguarda Masaki Kobayashi rinvio ancora al testo di Maria Roberta Novielli (2001, pp.<br />
147-149: 282-283).<br />
8<br />
Questi non solo criticavano l’accademismo dei loro padri ma dichiaravano la loro ammirazione per i registi<br />
francesi, come Alain Resnais, François Truffaut, Jean-Luc Godard, e Mi<strong>che</strong>langelo Antonioni, da cui è lecito<br />
<strong>su</strong>pporre un apprezzamento dell’universo sonoro dei loro f<strong>il</strong>m. Per quanto riguarda i tre registi, si veda<br />
Tessier (2008, pp. 88-95).<br />
9<br />
Nel condividere le criti<strong>che</strong> a questo f<strong>il</strong>m, sottolineo <strong>che</strong> la funzione della musica di Takemit<strong>su</strong> è diversa<br />
rispetto a quella <strong>che</strong> ha in altre pellicole. Colpisce, in particolar modo, la banalizzazione a cui è costretta in<br />
più luoghi del racconto.<br />
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