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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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<strong>Musica</strong> <strong>che</strong> <strong>affronta</strong> <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. <strong>Scritti</strong> <strong>su</strong> Tru Takemit<strong>su</strong><br />

qui trattata. Takemit<strong>su</strong> ha infatti individuato come elemento specifico della musica<br />

tradizionale del Giappone <strong>il</strong> fatto <strong>che</strong> ogni <strong>su</strong>ono possiede una qualità rumoristica<br />

(sawari); questa circostanza aveva un ulteriore motivo di interesse per lui, giacché<br />

l’elaborazione per così dire interna del <strong>su</strong>ono durante la <strong>su</strong>a emissione poteva essere<br />

intesa come ponte di collegamento tra la tradizione musicale del <strong>su</strong>o Paese e gli sv<strong>il</strong>uppi<br />

dell’avanguardia. 14 Va notato <strong>che</strong> tale qualità si ripercosse in Takemit<strong>su</strong> non<br />

tanto nell’impiego diretto di strumenti giapponesi o di quello non convenzionale degli<br />

strumenti occidentali quanto in uno dei fondamenti della propria poetica: un certo<br />

<strong>su</strong>ono ha bisogno di tempo per diventare ciò <strong>che</strong> è e in questo tempo incontra attriti e<br />

ostacoli. Infine va menzionato un aspetto <strong>che</strong> rende la produzione di Takemit<strong>su</strong> così<br />

r<strong>il</strong>evante per le questioni <strong>che</strong> stiamo trattando: la carica semantica del <strong>su</strong>ono. Per<br />

comprenderne la portata bisogna tenere presente <strong>che</strong> <strong>il</strong> processo della musica d’arte<br />

dell’Occidente corrisponde non solo a un progressivo controllo dello spazio acustico<br />

ma an<strong>che</strong> all’emancipazione della musica in quanto musica. Per l’estetica moderna<br />

l’arte del <strong>su</strong>ono è diventata sé stessa solo quando si è liberata dai legami con la poesia<br />

e in generale la parola; in tal modo si è dissolta an<strong>che</strong> la funzione di referenza (<strong>che</strong><br />

era assicurata dalle parole cantate o dalla funzione di pezzi strumentali in contesti<br />

religiosi e sociali); <strong>il</strong> significato è diventato un campo semantico in movimento, un<br />

appello alla ricostruzione dello stesso a ogni ascolto o interpretazione verbale – e<br />

questo ‘vuoto di senso’ ha costituito paradossalmente un incentivo per la forza<br />

espressiva e le potenzialità significanti della musica emancipata. In gran parte delle<br />

tradizioni orientali invece la musica è dotata di un preciso significato an<strong>che</strong> quando si<br />

presenta svincolata dal canto; 15 un riferimento al nesso tra <strong>su</strong>ono e significato si può<br />

cogliere nei r<strong>il</strong>ievi <strong>che</strong> Chou Wen-chung fece <strong>su</strong>lla notazione chien tzu, le cui prescrizioni<br />

esecutive hanno una precisa corrispondenza in stati d’animo o immagini della<br />

natura. Nella musica di Takemit<strong>su</strong> tale nesso si articola in modo del tutto nuovo: nei<br />

titoli delle composizioni, nell’evocazione di determinate immagini o forze della natura,<br />

nell’atteggiamento dello scrutare (anziché narrare o analizzare) <strong>che</strong><br />

contraddistingue i <strong>su</strong>oi processi sonori e soprattutto nelle composizioni per i f<strong>il</strong>m. Qui<br />

l’interpenetrazione di <strong>su</strong>ono e immagine raggiunge livelli <strong>che</strong> non sono comuni nella<br />

storia del cinema: <strong>il</strong> grado più alto delle tecnologie artisti<strong>che</strong> – quello <strong>che</strong> ha permesso<br />

la creazione di testi audiovisivi <strong>su</strong> <strong>su</strong>pporto elettronico – si congiunge<br />

all’antica sapienza circa i rapporti tra <strong>su</strong>ono e significato. Takemit<strong>su</strong> attinge a una<br />

sorta di vocabolario antropologico del <strong>su</strong>ono, <strong>che</strong> si colloca trasversalmente tra<br />

Oriente e Occidente, e ne dosa gli elementi in vista della costruzione di un significato<br />

<strong>che</strong> si crea unicamente nell’incontro con l’immagine.<br />

14 Cfr. Takemit<strong>su</strong> (1995).<br />

15 Cfr. Picard (2005).<br />

15

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