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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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60<br />

Angela Ida De Benedictis<br />

Se la musica può essere divisa in due tradizioni, Oriente vs Occidente, è ragionevolmente<br />

impossib<strong>il</strong>e per un compositore come Takemit<strong>su</strong> pensare a queste realtà come un tutt’uno<br />

o fonderle in una medesima dimensione. Nella <strong>su</strong>a musica esse appaiono sempre <strong>su</strong>ddivise<br />

– in modo più o meno percettib<strong>il</strong>e – pur giocando entrambe un forte ruolo e avendo<br />

<strong>su</strong> di essa un forte impatto. Il confronto tra questi due mondi non è però sempre oppositivo,<br />

ma generatore di una ‘energia’ scatenata dall’interazione tra due differenti concetti<br />

di identità. Conversando con Luigi Nono nel 1987, Takemit<strong>su</strong> ha ben <strong>il</strong>lustrato in quale<br />

accezione egli intenda <strong>il</strong> concetto di identità e come questo dovrebbe invitare ad aprirsi<br />

verso l’altro, non a escluderlo:<br />

In Giappone c’è una discussione recente <strong>su</strong>lla ‘identità nazionale’. Vi spiego <strong>che</strong> cosa<br />

è. È l’idea secondo la quale noi saremmo diversi dagli altri popoli. Può sembrare <strong>che</strong><br />

questa idea sia in contraddizione con la [tendenza all’] omologazione a cui accennavo<br />

prima. Ma, considerandoci come tali, differenti dagli altri, chiudendoci poco a poco<br />

dentro la nazione, finiremo per escludere gli altri. Se è così non fa nes<strong>su</strong>na differenza<br />

dall’omologazione: è un effetto indesiderato. (Nono 2001, p. 438)<br />

Nell’orizzonte teorico e artistico di Takemit<strong>su</strong> (così come è possib<strong>il</strong>e delinearlo attraverso<br />

le <strong>su</strong>e opere e i <strong>su</strong>oi scritti accessib<strong>il</strong>i in traduzione) è proprio questa apertura verso l’altro a<br />

rappresentare un tramite verso l’universalismo (o universalità) della musica, a permettere<br />

ossia la creazione di un prodotto artistico <strong>che</strong> sia destinato e fruib<strong>il</strong>e dall’intera umanità,<br />

senza limiti nazionali.<br />

È noto <strong>che</strong> Takemit<strong>su</strong> sia stato fortemente influenzato da alcuni compositori occidentali,<br />

come Debussy e Messiaen, presi a ‘modello’ soprattutto nel primo periodo (fino alla<br />

fine degli anni Cinquanta) in cui <strong>il</strong> compositore giapponese sembrava deciso a lasciarsi alle<br />

spalle la <strong>su</strong>a cultura di origine. Ma a quest’uscita verso l’Occidente è corrisposta, puntuale,<br />

un’entrata dell’Occidente nel <strong>su</strong>o orizzonte culturale: negli incontri di Takemit<strong>su</strong> con<br />

l’avanguardia occidentale si riconosce infatti una sorta di circolarità, un processo di andata/ritorno<br />

per <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> compositore sembra ritornare alle <strong>su</strong>e origini proprio a partire<br />

dall’Occidente (o dagli influssi <strong>che</strong> la tradizione orientale lasciava intravvedere in Occidente).<br />

Talché, nel parlare in questo caso di rapporti con le avanguardie occidentali, bisogna<br />

immaginare un unico fiume percorso da due correnti interne: quella <strong>che</strong> dal Giappone porta<br />

all’Occidente e quella <strong>che</strong> raggiunge <strong>il</strong> Giappone dall’Occidente. È un do ut des circolare e<br />

sfumato in cui a volte è diffic<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire i confini delle due correnti.<br />

Nei diversi libri dedicati a Takemit<strong>su</strong>, <strong>il</strong> capitolo <strong>che</strong> potremmo chiamare From the<br />

West è sempre aperto dalla figura di Igor Stravinskij e dal <strong>su</strong>o apprezzamento – carico<br />

di tante conseguenze – espresso per <strong>il</strong> Requiem composto dal giovane giapponese. Si<br />

era nel 1959, epoca in cui Takemit<strong>su</strong> non era ancora considerato in Giappone un compositore<br />

rappresentativo tra i contemporanei (<strong>il</strong> <strong>su</strong>o Requiem, del resto, dopo la <strong>su</strong>a

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