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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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98<br />

Roberto Calabretto<br />

sottolineare l’aspetto drammatico, Takemit<strong>su</strong> è riuscito in diverse occasioni ad aumentare<br />

l’efficacia di un passaggio» (Poirier 1996, p. 94), quasi la musica sia in grado di sprigionare<br />

un’energia la cui intensità sarà tanto più forte quanto più liberata gradualmente. Questo<br />

genere di missaggio crea modalità di ascolto nuove, differenti da quelle tradizionali, com’è<br />

sempre stato sottolineato dalla critica. Se, da un lato, la riconoscib<strong>il</strong>ità dei <strong>su</strong>oni originali non<br />

è compromessa, dall’altro viene loro sottratta ogni pretesa realistica, rivelandosi perfettamente<br />

adeguati al carattere misterioso e onirico di queste storie. 45<br />

Consideriamo l’inizio del primo racconto, The Long Black Hair.<br />

Mentre la camera raggiunge le grandi porte di legno della loro proprietà, queste si aprono<br />

da sole per magia. La camera quindi ci porta sopra e oltre l’arco della porta, ci conduce<br />

all’ingresso del giardino e accarezza <strong>il</strong> prato coperto di lunghi f<strong>il</strong>i d’erba davanti al portico<br />

della casa. Questo è un gesto <strong>che</strong> pone l’accento <strong>su</strong>l ruolo del movimento meccanico<br />

della telecamera come narratore nascosto, <strong>su</strong>lla <strong>su</strong>a disconnessione dal mondo materiale<br />

<strong>che</strong> fotografa e riproduce. (Brophy 2007, p. 147)<br />

La «chimica dei paesaggi sonori cinematografici», come asserisce Walter Murch, «è misteriosa<br />

e diffic<strong>il</strong>e da prevedere in anticipo»: tutte le componenti <strong>che</strong> confluiscono nel missaggio<br />

finale spesso finiscono per combinarsi in maniera imprevedib<strong>il</strong>e (Ondaatje 2003, p. 207).<br />

Nelle colonne sonore di Takemit<strong>su</strong> questo vale al massimo grado, al punto <strong>che</strong> musica, rumore,<br />

effetti sonori e voci giungono a perdere la loro identità dando vita a nuovi percorsi<br />

audiovisivi. Gli effetti sonori sono trattati elettronicamente o arrangiati musicalmente; la<br />

musica <strong>che</strong> descrive fenomeni naturali, come una tormenta di neve, deriva magari dalla metamorfosi<br />

elettronica dei <strong>su</strong>oni di uno shakuhachi oppure dal canto rallentato. Questo<br />

particolare missaggio in Kwaidan diviene una cifra st<strong>il</strong>istica evidente. Kim Newman,<br />

parlando della colonna sonora di questo f<strong>il</strong>m, nota: «La colonna sonora raggiunge una<br />

particolare efficacia grazie all’unione di <strong>su</strong>oni naturali e rumori umani con la partitura<br />

rarefatta, ossessiva di Tru Takemit<strong>su</strong>» (Newman 2006, p. 88).<br />

Nel terzo episodio, nella sanguinosa battaglia raccontata dal narratore cieco Hoichi (Arnn<br />

1979), la musica si sostituisce a ogni effetto sonoro e <strong>il</strong> biwa, grazie all’impatto del <strong>su</strong>o <strong>su</strong>ono<br />

e della <strong>su</strong>a risonanza, accentua le immagini e gli effetti delle frecce <strong>che</strong> si abbattono <strong>su</strong>gli<br />

avversari. Parimenti nel primo racconto, le grida del samurai <strong>che</strong> scopre <strong>il</strong> cadavere mummificato<br />

della moglie, a cui ritorna dopo averla abbandonata, spariscono e cedono <strong>il</strong> passo a una<br />

lunga monodia scomposta e disarticolata dal rumore secco di legni spezzati. 46 An<strong>che</strong> in Susa<br />

45 Un atteggiamento, questo, differente e per certi versi complementare a quello di Mi<strong>che</strong>langelo Antonioni <strong>che</strong>,<br />

nella celebre sequenza finale di Eclisse (1962) inaugura nuovi statuti audiovisivi. L’estremo realismo con cui i<br />

rumori vengono lì isolati porta paradossalmente all’iperrealismo, e dà vita ad un processo di astrazione. In questo<br />

modo <strong>il</strong> materiale as<strong>su</strong>me uno statuto ‘concreto’, e si offre ad un ‘ascolto ridotto’ secondo la nota definizione di<br />

Schaeffer. Cfr. Calabretto (2005).<br />

46 In questo racconto, i momenti in cui <strong>il</strong> samurai vive con la seconda moglie sono costantemente attraversati<br />

da alcune ‘acusti<strong>che</strong> soggettive’: egli pensa alla <strong>su</strong>a vita passata e alla felicità di quel tempo.

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