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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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<strong>Musica</strong> <strong>che</strong> <strong>affronta</strong> <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. <strong>Scritti</strong> <strong>su</strong> Tru Takemit<strong>su</strong><br />

Il comitato organizzatore ha quindi l’onore di offrirle la commissione e di<br />

richiederle la creazione di un nuovo lavoro, secondo i requisiti specificati nel<br />

seguito di questa lettera. 31<br />

Seguono quindi le condizioni: consegna entro <strong>il</strong> 30 settembre, durata massima del brano<br />

tra i 15 e i 30 minuti, e un compenso per l’epoca di tutto rispetto (10.000 dollari netti).<br />

L’invito, declinato da Lutoslawski per mancanza di tempo, fu al contrario accettato da<br />

Luigi Nono, <strong>che</strong> per l’occasione compose <strong>il</strong> <strong>su</strong>o ultimo grande brano or<strong>che</strong>strale, «No hay<br />

caminos. Hay que caminar»… Andrej Tarkowskij (1987).<br />

Ed è proprio con la figura di Luigi Nono <strong>che</strong> si vuole qui completare questa rassegna<br />

esemplificativa dei rapporti tra Takemit<strong>su</strong> e i compositori occidentali, passerella consapevolmente<br />

lacunosa di altri rappresentanti dell’avanguardia musicale europea <strong>che</strong> pur<br />

incrociarono, più o meno tangenzialmente, <strong>il</strong> cammino del giapponese (e <strong>il</strong> riferimento va<br />

tra tutti a Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen e György Ligeti). 32<br />

Nono fu per Takemit<strong>su</strong> una sorta di rivelazione tardiva. Fino alla fine degli anni Settanta<br />

<strong>il</strong> compositore veneziano era conosciuto in Giappone soprattutto per i <strong>su</strong>oi primi<br />

lavori seriali. Forzando deliberatamente l’interpretazione <strong>su</strong>lla scarsa diffusione della <strong>su</strong>a<br />

musica in Giappone, si potrebbe giungere ad affermare <strong>che</strong> essa possa essere stata in<br />

qual<strong>che</strong> modo condizionata dalla mediazione culturale americana. An<strong>che</strong> qui, la scoperta<br />

e la conoscenza della musica e del pensiero compositivo di Nono sorgono per Takemit<strong>su</strong><br />

in modo quasi ‘intuitivo’, passando non attraverso una conoscenza analitica della musica,<br />

bensì attraverso la percezione di un’interiorità e un’affinità – sentita an<strong>che</strong> nelle differenze<br />

– messe in circolo ancora una volta in forma dialettica:<br />

La mia musica è molto diversa da quella del Maestro Nono. Io amo e stimo la <strong>su</strong>a<br />

musica, già da tanto tempo. Ma, da alcuni anni in particolare, questa musica, seppure<br />

troppo diversa dalla mia, diciamo così… mi ‘apre’ la mente. Con l’ascolto<br />

della <strong>su</strong>a musica, mi si apre dentro qualcosa. Mi spiego meglio: ascoltando la musica<br />

del Maestro Nono, ricevo la sensazione di aver scoperto me stesso, qualcosa<br />

<strong>che</strong> prima era nascosto e <strong>che</strong> non arrivavo a conoscere. […] Il Maestro Nono ha<br />

scritto una musica commissionata dalla Suntory, per <strong>il</strong> “Progetto internazionale di<br />

composizione”. Ed è una musica per commemorare <strong>il</strong> regista Tarkovskij. Io non<br />

ne sapevo niente quando, per combinazione, ho composto anch’io una musica in<br />

memoria di Tarkovskij per <strong>il</strong> festival di Edimburgo di quest’agosto. Il titolo è Nostalghia.<br />

Noi due <strong>che</strong> vivevamo così lontani, e scrivevamo delle musi<strong>che</strong> così<br />

differenti, per puro caso amavamo Tarkovskij insieme, e abbiamo prodotto due<br />

31 Lettera del 25 marzo 1985 conservata (insieme ad ulteriori tre missive di Takemit<strong>su</strong>) presso <strong>il</strong> fondo<br />

Lutoslawski della Paul Sa<strong>che</strong>r Foundation di Bas<strong>il</strong>ea (per gent<strong>il</strong>e concessione).<br />

32 Testimonianze dirette <strong>su</strong>l rapporto tra Takemit<strong>su</strong> e i compositori citati nel testo possono leggersi tra l’altro<br />

in Reynolds – Takemit<strong>su</strong> (1996, pp. 70-71) (Boulez), Lieberman (2002, p. 230) (Stockhausen, Boulez,<br />

Ligeti), e Nono (2001, passim) (Stockhausen, Boulez). Per influssi musicali (più o meno riconoscib<strong>il</strong>i) o<br />

affinità esteti<strong>che</strong> si veda invece Burt (2003, passim).<br />

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