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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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<strong>Musica</strong> <strong>che</strong> <strong>affronta</strong> <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. <strong>Scritti</strong> <strong>su</strong> Tru Takemit<strong>su</strong><br />

mondo in merito alla cultura e all’arte contemporanea, e Takemit<strong>su</strong> era al centro di questo<br />

progetto. Non solo concerti, dal 1988 Takemit<strong>su</strong> pubblicò «Music Today Quarterly»<br />

come curatore. Questa rivista aveva come intento quello di generare un ampio influsso,<br />

fert<strong>il</strong>e e reciproco, fra musica e arti e le altre discipline del contemporaneo. Comprendere<br />

la musica da una prospettiva culturale globale, pubblicando notizie dall’estero, considerando<br />

la musica nella <strong>su</strong>a dimensione globale. Su questa rivista ho letto ad esempio<br />

dell’opera Tieste di Sylvano Bussotti, e mi ricordo <strong>che</strong> era firmato da Luciana Galliano.<br />

Insieme a “Music Today”, Takemit<strong>su</strong> iniziò dal 1989 a curare <strong>il</strong> progetto della Suntory<br />

Hall, <strong>il</strong> “Suntory Hall International Program for Music Composition”. Il <strong>su</strong>o compito principale<br />

era la selezione dei compositori da presentare. Il compositore scelto veniva<br />

presentato con opere del passato espressive in nuce della <strong>su</strong>a creatività, e con una commissione<br />

<strong>che</strong> presentasse la <strong>su</strong>a attività contemporanea con una prima esecuzione. Il<br />

compositore dunque veniva presentato nel passato, presente e futuro. Prima della <strong>su</strong>a morte,<br />

Takemit<strong>su</strong> ha passato <strong>il</strong> testimone al compositore Jji Yuasa, <strong>che</strong> continua a curare la serie.<br />

Takemit<strong>su</strong> dava al compositore l’occasione di parlare al pubblico della propria<br />

composizione, e una conversazione con lui veniva pubblicata <strong>su</strong>lla rivista. Tra i titoli<br />

pubblicati, si possono citare: (con Xenakis) La musica non ha confine?, (con Cage)<br />

Superare <strong>il</strong> pessimismo, (con Nono) Aprire le orecchie per <strong>il</strong> futuro, (con S<strong>che</strong>drin)<br />

Ora posso parlare del Soviet, (con Ligeti) Cittadino del mondo della musica.<br />

Non è in progetto di continuare queste conversazioni <strong>su</strong>lla rivista ma, all’epoca,<br />

noi lettori giapponesi, an<strong>che</strong> senza andare ai concerti, abbiamo potuto conoscere<br />

l’attitudine e i problemi della creatività di compositori con cui non potevamo avere<br />

contatti nel quotidiano.<br />

Arriva <strong>il</strong> momento di concludere. È dal XIX secolo <strong>che</strong> sono arrivati gli strumenti<br />

occidentali e <strong>che</strong> ci sono persone <strong>che</strong> vogliono comporre con <strong>il</strong> linguaggio musicale comune<br />

ai compositori occidentali. Ma sono esistite persone prima di Takemit<strong>su</strong> <strong>che</strong> hanno scambiato<br />

con compositori occidentali idee e opinioni riguardo al presente e al futuro della musica?<br />

Naturalmente dipende an<strong>che</strong> dai mezzi di trasporto e dall’informazione, ma io non conosco<br />

nes<strong>su</strong>no a parte Takemit<strong>su</strong>.<br />

Era così cosmopolita ma abitava in Giappone, e la ragione era <strong>che</strong> «Non posso comporre<br />

fuori dal Giappone» (Takemit<strong>su</strong> – Ozawa 1981, p. 87); penso <strong>che</strong> l’abbia detto molte volte.<br />

Un’altra ragione era <strong>che</strong> Takemit<strong>su</strong> amava la natura giapponese, in particolare l’autunno,<br />

quando le foglie si colorano e lo ispiravano. Un’altra ragione ancora era, come ha detto la<br />

moglie Asaka-san, <strong>che</strong> «forse gli era impossib<strong>il</strong>e lavorare in una stanza diversa da quella a cui<br />

era abituato» (Takemit<strong>su</strong> 2006, p. 254). Takemit<strong>su</strong> era un compositore con un proprio metodo<br />

nel lavoro. Sul tavolo del <strong>su</strong>o studio c’erano matite e gomme disposte in un preciso ordine.<br />

Sul leggio del pianoforte c’era una tavola di legno, e la carta pentagramma vi era fissata con<br />

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