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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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Angela Ida De Benedictis<br />

immediatamente attratto: «Sono ancora affascinato da una sorta di potere enigmatico <strong>che</strong><br />

si trova in quella musica. […] Egli è stato davvero mio mentore spirituale» (Takemit<strong>su</strong><br />

1995b, p. 141). L’amore per la musica di Messiaen (soprattutto per i Préludes per piano)<br />

corrispose a un’azione di diffusione della musica del francese in terra giapponese: è<br />

infatti a Takemit<strong>su</strong> e al lavoro condotto nei primi anni Cinquanta presso <strong>il</strong> Jikkenkb<br />

(Laboratorio Sperimentale) <strong>che</strong> si devono molte delle prime esecuzioni di Messiaen in<br />

Giappone (oltre <strong>che</strong> di Varèse, Stockhausen, Nono, Berio, etc.).<br />

L’influsso di Messiaen si riconosce <strong>su</strong>i piani differenti della tecnica e dell’amore per<br />

la natura (an<strong>che</strong> se in Takemit<strong>su</strong> quest’ultimo non è imitativo ma resta circoscritto a una<br />

sfera piuttosto f<strong>il</strong>osofica). Tra tutte le opere di Takemit<strong>su</strong>, è forse Quatrain (per soli e<br />

or<strong>che</strong>stra, del 1975) a risentire dell’influsso più evidente di Messiaen. 12 Il modello dichiarato<br />

è <strong>il</strong> Quatuor pour la fin du temps, dal quale Takemit<strong>su</strong> trae la formazione solistica<br />

del brano – clarinetto, violino, violoncello, piano. La <strong>su</strong>a genesi è strettamente legata alla<br />

stessa frequentazione di Messiaen, incontrato e visitato a New York prima della composizione<br />

del brano, <strong>che</strong> in quell’occasione fu prodigo di consigli e di particolari analitici <strong>su</strong>l<br />

proprio quartetto. 13 La stessa scelta di accompagnare la formazione del quartetto di Messiaen<br />

con l’or<strong>che</strong>stra scaturì dalle impressioni vis<strong>su</strong>te durante quelle sedute di analisi:<br />

Quando <strong>su</strong>onava <strong>il</strong> piano discutendo della <strong>su</strong>a strumentazione sembrava veramente<br />

di sentire un’or<strong>che</strong>stra. Ognuna delle <strong>su</strong>e dita sembrava potesse produrre un <strong>su</strong>ono<br />

strumentale diverso. Tra le molte cose <strong>che</strong> ho imparato dalla <strong>su</strong>a musica, <strong>il</strong> concetto<br />

e l’esperienza del colore e della forma del tempo rimangono indimenticab<strong>il</strong>i.<br />

(Takemit<strong>su</strong> 1995b, p. 141)<br />

Nell’ottica dell’interplay, si può sicuramente affermare <strong>che</strong> <strong>il</strong> rapporto più stretto intercorso<br />

tra Takemit<strong>su</strong> e un compositore dell’avanguardia occidentale sia quello <strong>che</strong> l’ha<br />

legato a John Cage. An<strong>che</strong> qui un’azione reciproca (interplay), an<strong>che</strong> qui un do ut des in<br />

cui i percorsi tra Oriente e Occidente si intersecano e si confondono. «Da Cage» – ebbe a<br />

scrivere Takemit<strong>su</strong> in un commosso in memoriam scritto nel 1992 – «ho imparato la vita<br />

– o, per meglio dire, come vivere e <strong>che</strong> la musica non è separab<strong>il</strong>e dalla vita» (Takemit<strong>su</strong><br />

1995c, p. 138). 14 Nel già citato Contemporary Music in Japan Takemit<strong>su</strong> si spinge fino<br />

ad affermare <strong>che</strong> <strong>il</strong> <strong>su</strong>o debito nei confronti di Cage è stato quello di averlo ‘riportato’ in<br />

Giappone, di avergli fatto riscoprire <strong>il</strong> valore della tradizione e della f<strong>il</strong>osofia giapponese<br />

dopo un periodo di rifiuto della propria cultura:<br />

Devo esprimere la mia profonda e sincera gratitudine a John Cage. Questo perché durante<br />

la mia vita, nel corso della mia formazione, per un lungo periodo ho cercato in ogni<br />

modo di evitare di essere ‘giapponese’, di evitare qualità ‘giapponesi’. È stato soprattutto<br />

12 A questo proposito cfr. an<strong>che</strong> Shlomowitz (2002, pp. 177-191).<br />

13 Cfr. a questo riguardo Ohtake (1993, p. 8).<br />

14 Si legga an<strong>che</strong> quanto scritto da Takemit<strong>su</strong> (1995d, pp. 27-31).

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