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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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<strong>Musica</strong> <strong>che</strong> <strong>affronta</strong> <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. <strong>Scritti</strong> <strong>su</strong> Tru Takemit<strong>su</strong><br />

una «scelta tra molte improvvisazioni immaginate» (Carter 1961, p. 127). 6 Questa tendenza<br />

alla progressiva differenziazione della sintassi – <strong>che</strong> Carter chiama «metodo dialettico della<br />

musica d’arte occidentale» (Carter 1961, p. 127) 7 – ha costituito certamente un momento di<br />

fascinazione per i compositori orientali. Lo studio della dodecafonia e, più tardi, del pensiero<br />

seriale fu un’esperienza fondamentale nella formazione di molti compositori giapponesi – per<br />

esempio Yoshiro Irino, Makoto Moroi, Minao Shibata e Toshiro Mayuzumi, <strong>che</strong> nel 1957<br />

fondarono un Istituto per la Nuova <strong>Musica</strong> <strong>su</strong>l modello di quello di Darmstadt. Durante i<br />

Ferienkurse del 1958 Heinz-Klaus Metzger tradusse in tedesco e lesse una conferenza di<br />

Yorit<strong>su</strong>ne Mat<strong>su</strong>daira, nella quale l’interesse del Giappone per la musica d’arte<br />

dell’Occidente appare come fenomeno vecchio di almeno un secolo (Mat<strong>su</strong>daira 1997). 8<br />

Tuttavia, in una conferenza tenuta nei Ferienkurse del 1962, <strong>il</strong> critico musicale Hidekazu<br />

Yoshida mise in evidenza come <strong>il</strong> rapporto tra musica giapponese ed europea fosse finora<br />

decorso in modo un<strong>il</strong>aterale: a parte pochi casi isolati non si può infatti parlare di influsso<br />

della musica giapponese <strong>su</strong> quella europea. 9 Questa disparità riguarda in mi<strong>su</strong>ra minore gli<br />

ambiti di pittura e architettura, nei quali l’incontro dell’artista occidentale con <strong>il</strong> Giappone si è<br />

r<strong>il</strong>evato di primaria importanza in diverse fasi del XX secolo, anzi forse proprio la formazione<br />

dell’arte moderna è palesemente connessa al confronto con l’Altro dell’Occidente. Yoshida<br />

ritiene <strong>che</strong> nell’ultimo decennio la situazione stia cambiando an<strong>che</strong> in campo musicale; la<br />

reiterata partecipazione dei compositori giapponesi ai Ferienkurse è un chiaro sintomo di<br />

questo cambiamento. La <strong>su</strong>a conferenza accenna peraltro a una tematica <strong>che</strong> era emersa qui e<br />

là nel convegno di Tokyo: un contatto meno <strong>su</strong>perficiale con <strong>il</strong> pensiero musicale degli<br />

europei è stato possib<strong>il</strong>e per i giapponesi proprio nella fase in cui i primi hanno smesso di<br />

considerare le altre culture come forme rudimentali e sottosv<strong>il</strong>uppate rispetto alla propria. Si<br />

deve aggiungere <strong>che</strong> ciò è stato possib<strong>il</strong>e – in ambito musicale con un certo ritardo rispetto<br />

alle altre arti – grazie a un’alleanza tra etnografia e avanguardia <strong>che</strong> si è manifestata in vari<br />

momenti e luoghi nel corso del XX secolo. 10<br />

In una conferenza tenuta durante l’“International Music Symposium” di Man<strong>il</strong>a nel<br />

1966, Chou Wen-chung espresse l’opinione <strong>che</strong> si è ormai giunti a «uno stadio in cui sta<br />

per avvenire una ri-confluenza di concezioni e prati<strong>che</strong> musicali dell’Oriente e<br />

dell’Occidente» (Wen-chung 1968-1969, p. 19). 11 Il compositore cinese, <strong>che</strong> era emigrato<br />

negli Stati Uniti nel 1946 diventando tra l’altro allievo di Edgard Varèse, ritiene <strong>che</strong> questa<br />

6 An<strong>che</strong> in Carter (2008, pp. 163-164).<br />

7 An<strong>che</strong> in Carter (2008, p. 164).<br />

8 Su questo tema cfr. Galliano (1998).<br />

9 Hidekazu Yoshida, Kontakte zwis<strong>che</strong>n japanis<strong>che</strong>r und abendländli<strong>che</strong>r Musik, registrazione conservata<br />

presso l’Internationales Musikinstitut Darmstadt (ringrazio Jurgen Krebber per avermi concesso di<br />

con<strong>su</strong>ltare questa fonte).<br />

10 Cfr. Borio (2009).<br />

11 Il convegno era intitolato The Musics of Asia; gli atti furono pubblicati a cura di José Maceda dal National<br />

Music Counc<strong>il</strong> of the Ph<strong>il</strong>ippines in collaborazione con la UNESCO National Commission of the Ph<strong>il</strong>ippines;<br />

an<strong>che</strong> in questa occasione si nota la presenza di Xenakis, con una prima versione del <strong>su</strong>o fondamentale saggio<br />

Vers une métamusique (1967) con <strong>il</strong> titolo Structures Hors-temps (Xenakis 1971).<br />

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