Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...
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Un grande affresco del Giappone feudale<br />
Roberto Calabretto<br />
Kwaidan (1964), grande affresco del Giappone feudale, è forse <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m più celebre di<br />
Masaki Kobayashi, vincitore del Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes del<br />
1965. 32 Nel corso degli anni Cinquanta, Kobayashi si era distinto per alcuni f<strong>il</strong>m a tesi,<br />
molti dei quali in forte opposizione alla guerra. ‘Cinema m<strong>il</strong>itante’, pertanto, ma <strong>che</strong> rivela<br />
un approccio apparentemente privo di implicazioni ideologi<strong>che</strong>. 33 In La stanza dalle<br />
pareti spesse (Kabe at<strong>su</strong>ki heya, 1956), sceneggiatura dello scrittore Kb Abe dai diari<br />
di alcuni soldati imprigionati nel dopoguerra con l’accusa di aver perpetrato crimini di<br />
guerra, <strong>il</strong> regista as<strong>su</strong>me la posizione di una «sollecitazione morale, un invito a interrogarsi<br />
con più coscienza <strong>su</strong> quanto si era erroneamente commesso» (Novielli 2001, p.<br />
148). Dopo aver indagato <strong>il</strong> mondo dello sport e della corruzione <strong>che</strong> si agita al <strong>su</strong>o interno<br />
(Ti comprerò, Anata kaima<strong>su</strong>, 1956), Kobayashi volge <strong>il</strong> proprio sguardo agli<br />
ambienti delle basi americane (Il fiume nero, Kuroi kawa, 1957) per poi girare La condizione<br />
umana (Ningen no jken, 1959-1961), un f<strong>il</strong>m monumentale lungo quasi dieci ore.<br />
Negli anni Sessanta nasce <strong>il</strong> celebre trittico vincitore di prestigiosi premi: Kwaidan, Seppuku,<br />
Premio Speciale a Cannes, in cui Kokayashi critica <strong>il</strong> bushid e gli ideali dei<br />
samurai nella fantasia nipponica, 34 e Ribellione (Ji-uchi, 1967), Premio della Critica a<br />
Venezia, ulteriore attacco ai codici del passato nella storia della vendetta di un samurai<br />
offeso nell’onore.<br />
Basato <strong>su</strong>ll’opera letteraria di Yakomo Koizumi (alias Lafcadio Hearn), Kwaidan ripercorre<br />
alcuni temi propri della cultura giapponese in quattro episodi <strong>che</strong> esprimono<br />
l’incoerenza del sogno in un gioco di continue e ironi<strong>che</strong> simulazioni: i materiali folklorici<br />
perdono ogni peso documentario e divengono simboli allusivi. 35<br />
Kwaidan […] è un buon esempio di una semplice storia di fantasmi raccontata con<br />
vivacità. Riconoscendo <strong>che</strong> si trova qual<strong>che</strong> fondamento nella realtà psicologica alla<br />
32 «In linea di principio, un f<strong>il</strong>m giapponese non ha praticamente alcuna possib<strong>il</strong>ità di esistere in Occidente se<br />
non è stato presentato a un festival importante, o, meglio ancora, premiato. […] Fu grazie alla Mostra di Venezia<br />
<strong>che</strong> furono scoperti Kurosawa e Mizoguchi, poi Kobayashi (Ningen no jken); a quel punto Cannes raccolse <strong>il</strong><br />
testimone (Harakiri; Kwaidan)» (Tessier 2008, pp. 70-71).<br />
33 «Tutti i miei f<strong>il</strong>m da un certo periodo in avanti riguardano <strong>il</strong> potere, la lotta contro l’autorità. Questo è diventato <strong>il</strong><br />
tema principale dei miei lavori. Perché di questo parlano La condizione umana, così come Seppuku e Ribellione. Mi<br />
opponevo all’abuso di potere. Era dovuto alla mia vita sotto le armi. Avevo fatto resistenza al m<strong>il</strong>itarismo e a tutto<br />
quel sistema di potere m<strong>il</strong>itare, ma ogni cosa allora era controllata così rigidamente <strong>che</strong> non se ne poteva parlare, è<br />
stato solo dopo la guerra <strong>che</strong> abbiamo potuto farlo apertamente» (Masaki Kobayashi in Zwerin, 1994).<br />
34 «Composizione, movimenti di camera, azione e <strong>su</strong>ono, tutto è importante nel rendere <strong>su</strong>l grande s<strong>che</strong>rmo le più<br />
raffinate arti marziali. Il mondo in cui i due combattenti si confrontano l’uno con l’altro, senza quasi muoversi per<br />
lunghi momenti, è l’espressione quasi perfetta del concetto secondo <strong>il</strong> quale un duello è vinto prima <strong>che</strong> la spada<br />
abbia lasciato <strong>il</strong> fodero – l’azione fisica è sostituita dal confronto mentale» (Tucker 1973, p. 100).<br />
35 «Kwaidan è un insieme di diciassette racconti o “studi <strong>su</strong> strani fatti”, tratti per la maggior parte, secondo quanto<br />
ci dice Hearn, “da antichi libri giapponesi”. Tutti questi racconti, a parte le due descrizioni finali, parlano di fantasmi<br />
e ombre, per la maggior parte della morte e di morti, a volte con un certo gusto per l’orrido» (Lawless 1930, p. 199).<br />
Per quanto riguarda <strong>il</strong> racconto, cfr. Newman (2006, p. 88), Reider (2001, p. 79), Stempel (1948, pp. 1-19).