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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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<strong>Musica</strong> <strong>che</strong> <strong>affronta</strong> <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. <strong>Scritti</strong> <strong>su</strong> Tru Takemit<strong>su</strong><br />

questo continuo riferimento a una dimensione <strong>che</strong> fonda e precede ogni formalizzazione,<br />

è possib<strong>il</strong>e rifarsi ad alcune espressioni specifi<strong>che</strong> di tale cultura, come la<br />

religione, la f<strong>il</strong>osofia, la pittura, l’architettura, e, soprattutto, la poesia.<br />

Per quanto riguarda la religione, basti pensare all’insistenza con cui tutte le scuole<br />

di buddhismo zen accennano alla necessità di andare oltre le parole sia scritte sia dette,<br />

per cogliere l’esperienza al <strong>su</strong>o stato nascente, nella <strong>su</strong>a ‘innocenza’, prima <strong>che</strong> venga<br />

catturata e ingabbiata dalla rete delle parole, dei concetti e dei ragionamenti. Questo,<br />

per noi abituati al predominio del logos, è diffic<strong>il</strong>e da pensare. Io non sono d’accordo<br />

con chi definisce l’Oriente ‘mistico’ contrapponendolo a un Occidente ‘razionale’. Si<br />

può rintracciare l’analoga ricerca di una esperienza pura nel pensiero ad esempio di un<br />

grande f<strong>il</strong>osofo come Edmund Husserl, e in fondo tutta la fenomenologia è segnata dal<br />

tentativo di arrivare a una esperienza pura precategoriale, prima cioè <strong>che</strong> compaiano<br />

parole, concetti, etc.<br />

Si vedano, ad esempio, questi due passi di Dgen:<br />

L’universo non è ingabbiato da idee di ampio o minuscolo, grande o piccolo; non<br />

è né quadrato né rotondo, non è <strong>il</strong> centro, non è vitalità né splendore; solo quando<br />

trascendiamo queste forme l’universo appare. (Dgen 2003, p. 70) 3<br />

L’acqua pura non è costretta da argini o sponde. Quando i pesci nuotano in questo<br />

genere di acqua pura non vanno da nes<strong>su</strong>na parte; vale a dire, an<strong>che</strong> se si spostano<br />

di diecim<strong>il</strong>a miglia, l’acqua non può essere mi<strong>su</strong>rata, non può essere delimitata,<br />

non può essere arginata e non può essere contenuta. È senza fondo e non può essere<br />

scandagliata. Se cerchiamo di scandagliarla non troviamo altro <strong>che</strong> acqua<br />

pura. (Dgen 2003, p. 102) 4<br />

Questa metafora dell’acqua è una delle più usate nel discorso buddhista ed è fondamentale<br />

perché spiega, meglio di qualsiasi concetto astratto, <strong>che</strong> l’esperienza non è<br />

catturab<strong>il</strong>e e tuttavia è al fondo di ogni cattura. In questo senso non c’è opposizione, c’è<br />

continuità.<br />

Oppure si prenda <strong>il</strong> senso di questa invettiva di Linji, maestro della scuola Rinzai:<br />

Gli studenti di oggi non approdano a nulla poiché basano la propria comprensione<br />

<strong>su</strong>l riconoscimento dei nomi. Scrivono le parole di qual<strong>che</strong> vecchietto morto da un<br />

pezzo in un grosso taccuino, lo avvolgono in quattro o cinque pezze di stoffa, e<br />

non vogliono <strong>che</strong> nes<strong>su</strong>no lo guardi. «Questo è <strong>il</strong> Principio Misterioso», affermano<br />

e lo proteggono con cura. È tutto sbagliato. Ciechi idioti! Che specie di <strong>su</strong>cco cercate<br />

da tali ossa rinsecchite! (Sasaki 1985, pp. 53-54)<br />

3 Cfr. an<strong>che</strong> i capitoli 23 (T<strong>su</strong>ki), 24 (Gaby) e 61 (Rygin). Edizione originale Shbgenz, Nakayama<br />

Shobo, Tokyo, 1975, p. 7, Ikkamyju (Una perla splendente).<br />

4 Edizione originale Shbgenz, p. 12, Zazenshin (Indicazioni per lo zazen).<br />

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