Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...
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<strong>Musica</strong> <strong>che</strong> <strong>affronta</strong> <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio. <strong>Scritti</strong> <strong>su</strong> Tru Takemit<strong>su</strong><br />
campionatura e montaggio di <strong>su</strong>oni e rumori della vita quotidiana davano a Takemit<strong>su</strong> la<br />
possib<strong>il</strong>ità di manipolare – soprattutto nella <strong>su</strong>a musica per f<strong>il</strong>m – materiali sonori non<br />
connotati direttamente nell’orizzonte idiomatico del <strong>su</strong>ono ‘artificiale’ (prodotto ossia da<br />
uno strumento), bensì legati a un materiale concreto ‘reale’ (presente in natura). Ma se di<br />
influsso di Schaeffer si può parlare – e questo soprattutto nelle opere elettroni<strong>che</strong> composte<br />
fino agli inizi degli anni Sessanta (Relief Statique; Sky, Horse and Death tra queste) – esso<br />
deve essere limitato a un uso funzionale o a un’idea di ‘espansione delle possib<strong>il</strong>ità del materiale<br />
sonoro’. Takemit<strong>su</strong> non sembra aver trovato in questo tipo di sperimentazioni una<br />
vita o una pulsazione del <strong>su</strong>ono affine ai <strong>su</strong>oi orizzonti di pensiero. Il materiale sonoro, al<br />
contrario delle sperimentazioni concrete francesi, resta in Takemit<strong>su</strong> riconoscib<strong>il</strong>e ai limiti<br />
del ‘naturalismo’. Se per Schaeffer gli ‘oggetti sonori’ sono trattati come ‘aneddoto’, denaturati<br />
e trasformati nel tentativo di raggiungere un’immagine astratta attraverso <strong>su</strong>oni<br />
concreti, in Takemit<strong>su</strong> restano parte di un paesaggio sonoro non contaminato da manipolazioni<br />
o trasformazioni <strong>che</strong> ne possano alterare la loro natura: <strong>il</strong> tentativo è qui quello di<br />
rendere un’immagine concreta attraverso <strong>su</strong>oni concreti. Ma, ben inteso, l’uso di questi<br />
<strong>su</strong>oni non va in direzione di una ‘imitazione’ della natura: non si tratta di copiare ciò <strong>che</strong><br />
esiste in natura, ma di ricrearlo. Paradossalmente, la natura diventa nelle opere elettroni<strong>che</strong><br />
di Takemit<strong>su</strong> una realtà vis<strong>su</strong>ta, non un oggetto di analisi o trasformazione in divenire.<br />
Detto con le <strong>su</strong>e parole: «comporre vuol dire dare un senso al flusso di <strong>su</strong>oni <strong>che</strong> penetra<br />
nel mondo in cui viviamo» (Takemit<strong>su</strong> 1995a, p. 79). Tale atteggiamento lo poneva, per le<br />
<strong>su</strong>e sperimentazioni elettroni<strong>che</strong> (e non), in una posizione differente – se non a volte contraria<br />
– a quella dei <strong>su</strong>oi colleghi giapponesi. Nel riferire della situazione dei giovani<br />
compositori in Giappone, <strong>il</strong> veloce accenno <strong>che</strong> Masao Hirashima forniva nel 1961 <strong>su</strong>lle<br />
sperimentazioni e la musica di Takemit<strong>su</strong> era, non a caso, incentrato proprio <strong>su</strong> questo<br />
aspetto (visto con occhio non propriamente benevolo):<br />
I continui esperimenti di Takemit<strong>su</strong> nell’ambito della musique concréte sono in netto<br />
contrasto con i tentativi di musica elettronica portati avanti da Moroi. […] Per lui, la<br />
musica ha cessato di essere un’arte astratta, e <strong>il</strong> <strong>su</strong>ono diventa un’entità concreta, piena<br />
di vita. […] Il <strong>su</strong>o Requiem for the Strings è un ottimo brano, molto cristallino eppure<br />
così pieno di forti emozioni. Mi auguro in tutti i casi <strong>che</strong> lui, così incline a rinchiudersi<br />
in sé stesso, possa approdare a un’espressione più aperta. (Hirashima 1961, p. 105)<br />
L’influsso-rifiuto delle sperimentazioni di Schaeffer può essere paragonato a una sim<strong>il</strong>e<br />
contraddittoria fascinazione verso la musica di Iannis Xenakis. Nel corso degli anni, <strong>il</strong><br />
nome di Xenakis compare spesso in testi, lettere private, interviste o colloqui di Takemit<strong>su</strong>,<br />
e sempre l’ammirazione verso la potenza di quel mondo espressivo ri<strong>su</strong>lta velata da una<br />
Encounter Conference”, tra i pochissimi esempi musicali forniti citi proprio un’opera di Takemit<strong>su</strong> (Vocalism),<br />
paragonata per novità di st<strong>il</strong>e e linguaggio a Omaggio a Joyce di Luciano Berio (cfr. Moroi 1961, p. 131).<br />
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