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Musica che affronta il silenzio - Scritti su Toru Takemitsu - Pavia ...

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66<br />

Angela Ida De Benedictis<br />

ancora lo shock <strong>che</strong> mi provocò l’ascolto di quel brano» (Takemit<strong>su</strong> 1995c, p. 137). 18 Proprio<br />

a partire dallo stesso 1961, Takemit<strong>su</strong> crea una sorta di tr<strong>il</strong>ogia tutta ‘aleatoria’ con<br />

Ring (1961), Sacrifice (1962) e Valeria (1965). 19 L’influsso di Cage in queste partiture<br />

aleatorie potrebbe ri<strong>su</strong>ltare inconfutab<strong>il</strong>e, benché bisognerebbe riflettere <strong>su</strong>lla volontà di<br />

Takemit<strong>su</strong> di prendere le distanze da questo ‘modello’, e di prenderle proprio chiamando in<br />

causa la propria (fin allora esecrata) tradizione nipponica e operando sott<strong>il</strong>i dicotomie tra<br />

musica/espressione di un pensiero e musica/movimento dello spirito. Così si esprimeva <strong>il</strong><br />

compositore <strong>su</strong>lle <strong>su</strong>e partiture grafi<strong>che</strong> in un colloquio con Fredric Lieberman, nello stesso<br />

1964 in cui conobbe personalmente Cage:<br />

Ho sentito parlare di John Cage da sette, otto anni. Sono molto interessato al <strong>su</strong>o<br />

pensiero, non sempre alla <strong>su</strong>a musica – ha troppi st<strong>il</strong>i differenti. Ma non penso<br />

di poter adottare <strong>il</strong> <strong>su</strong>o st<strong>il</strong>e. La cosa più importante di Cage è <strong>il</strong> <strong>su</strong>o pensiero. La<br />

<strong>su</strong>a scrittura, no. […]<br />

Quando ha cominciato a scrivere partiture grafi<strong>che</strong>?<br />

Ben prima di Cage. La musica tradizionale giapponese fa un grande uso di notazioni<br />

alternative – come grafici. Il mio lavoro grafico, in tutti i casi, non credo sia la composizione.<br />

È <strong>il</strong> mio movimento dello spirito, <strong>il</strong> disegno della mia mente, non è uno<br />

schizzo. (Lieberman 2002, p. 229)<br />

A influssi tipicamente cageani potrebbero ricondurre an<strong>che</strong> l’anelito verso <strong>il</strong> ‘s<strong>il</strong>enzio’<br />

<strong>che</strong> emerge inequivocab<strong>il</strong>mente nelle opere sopra menzionate e in quelle <strong>su</strong>ccessive, nonché<br />

una propensione verso la ‘liberazione del <strong>su</strong>ono’ da griglie temporali o strutturali<br />

predefinite, aspetti questi già largamente discussi in pagine scritte <strong>su</strong> o da Takemit<strong>su</strong>, <strong>che</strong><br />

si vogliono qui solo ricordare prima di procedere a osservare ulteriori forme di interplay<br />

con l’avanguardia occidentale. 20<br />

A partire dal 1955 Takemit<strong>su</strong> approccia per la prima volta con Relief Statique sperimentazioni<br />

elettroni<strong>che</strong> ‘concrete’, di chiara derivazione francese (<strong>il</strong> rimando va<br />

ovviamente alle sperimentazioni di Pierre Schaeffer). 21 Le tecni<strong>che</strong> di captazione,<br />

18 Richard Toop ipotizza <strong>che</strong> Ichiyanagi abbia potuto portare con sé dall’America le partiture del Concert for<br />

Piano and Or<strong>che</strong>stra, Fontana Mix e/o Cartridge Music (cfr. Toop 2002, p. 5).<br />

19 Per molti aspetti formali e di ‘movimento’, in Ring possono riconoscersi an<strong>che</strong> elementi paragonab<strong>il</strong>i alla III.<br />

Sonate di Boulez e a Zyklus di Stockhausen, derivazioni intuib<strong>il</strong>i ma non comprovab<strong>il</strong>i. Ai titoli citati nel testo va<br />

aggiunto an<strong>che</strong> <strong>il</strong> brano completamente grafico Corona for pianist(s) del 1962, scritto in collaborazione con <strong>il</strong><br />

graphic designer Kohei Sugiura.<br />

20 Si vedano tra gli altri <strong>il</strong> già citato volume di Burt (2003), lo studio di Kreidy (2009, soprattutto le pp. 20-<br />

31), e le pagine di Takemit<strong>su</strong> <strong>su</strong> Cage (1995c; 1995d).<br />

21 La conoscenza e la mediazione con le sperimentazioni elettroni<strong>che</strong> europee si deve a Toshiro Mayuzumi,<br />

tornato in Giappone nel 1952 dopo un soggiorno di studi a Parigi in cui ebbe modo di conoscere le<br />

sperimentazioni seriali e di musique concrète (cfr. an<strong>che</strong> Toop 2002, p. 2). È da rimarcare <strong>che</strong> nella breve<br />

ricognizione <strong>su</strong>lla musica elettronica pronunciata da Makoto Moroi in occasione della “Tokyo East-West Music

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